Le carceri dell’Umbria si trovano in una crisi profonda, come rivelato dall’ultimo rapporto di Antigone, “Nodo alla gola”. Dal 2023 ad aprile di quest’anno, cinque detenuti hanno messo fine alla propria vita, ben quattro di questi nel carcere di Terni, un dato che sottolinea una realtà carceraria inquietante. In Italia, il numero totale dei suicidi ammonta a 101, con 30 verificatisi solo nei primi mesi di quest’anno. Le vittime spesso provengono da contesti di forte marginalità e mostrano alti livelli di vulnerabilità.
Il sovraffollamento è una costante nelle strutture penitenziarie umbre e rappresenta una delle cause principali di questa crisi. Al 31 marzo, la regione registrava un tasso di sovraffollamento del 115,1%, con 1.548 detenuti su una capacità di 1.345 posti. Questo problema non si limita solo all’Umbria: Puglia, Lombardia e Veneto mostrano situazioni anche più gravi.
La pratica dell’isolamento disciplinare emerge come un altro serio problema. A Capanne, ad esempio, si registra un uso elevato di questa misura, con 117,91 provvedimenti per ogni 100 detenuti nel 2022, spesso applicata a detenuti stranieri o appartenenti a gruppi vulnerabili. Dietro Capanne, ci sono Orvieto (99,78) e Spoleto (40,57). Perugia è anche uno degli istituti con il più alto tasso di detenuti stranieri (59,6 per cento), quelli a cui l’isolamento viene maggiormente applicato, secondo Antigone, che sottolinea: “Questo metodo, sebbene dovrebbe essere limitato a casi di estrema necessità, viene utilizzato in modo più estensivo, portando a gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica dei detenuti. Invece viene sempre più usato come forma di contrllo”. A Spoleto ed Orvieto la situazione è resa più complicata da detenuti difficili arrivati dalla Toscana. E l’assenza di Rems in Umbria rende la gestione ancora più complessa.
La visita ispettiva alla casa circondariale di Perugia Capanne, condotta dai parlamentari del Partito Democratico, Walter Verini e Anna Ascani, ha confermato tutte le problematiche. Al termine della loro visita, i parlamentari hanno espresso profonda preoccupazione per le condizioni disastrose in cui si trova la struttura, segnalando sovraffollamento, carenze di personale nella polizia penitenziaria, e una copertura sanitaria inadeguata.
I fondi limitati per la formazione e il lavoro, essenziali per il reinserimento sociale dei detenuti, sono stati un altro punto critico sollevato dai due esponenti del Pd. Queste carenze rappresentano un serio ostacolo alla rieducazione e alla reintegrazione dei detenuti, compromettendo l’efficacia del sistema penitenziario nel suo complesso.
Verini e Ascani hanno inoltre criticato l’approccio del governo attuale, sottolineando che l’incremento delle pene e l’introduzione di nuovi reati stanno solo peggiorando la situazione di sovraffollamento, senza affrontare le radici del problema. La mancanza di personale sufficiente e le carenze nella sanità penitenziaria sono state descritte come aspetti di una “emergenza drammatica”, esacerbata dalla tragedia dei numerosi suicidi all’interno delle carceri italiane.
La loro nota congiunta chiama a una maggiore attenzione e impegno da parte del governo per migliorare le condizioni di vita nei penitenziari, aumentare gli spazi disponibili, e potenziare i servizi sanitari e formativi. “Gli istituti penitenziari non sono terra di nessuno,” hanno affermato, promettendo una continua vigilanza e pressione affinché il governo adotti misure concrete per un miglioramento sostanziale.
In diverse note, il sindacato di polizia penitenziaria Sappe aveva fatto presente la difficile situazione, con diverse note in merito, portando la vicenda sul tavolo del ministro della Giustizia Nordio.
