Innovazione, formazione, prevenzione, cultura della sicurezza, percezione del rischio. E poi un’azione comune di tutte le parti sociali, all’insegna della collaborazione e della concertazione. Sono gli strumenti per garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, così come è emerso nel corso dell’evento “La sicurezza si costruisce insieme!”, organizzato dalla Filca Cisl Umbria (categoria che rappresenta i lavoratori delle costruzioni) e dalla Fim Cisl Umbria (categoria che rappresenta i lavoratori metalmeccanici).
Al teatro Torti di Bevagna la tavola rotonda moderata dall’addetto stampa della Filca nazionale, Vanni Petrelli ha visto la partecipazione dei segretari nazionali Claudio Sottile (Filca) e Valerio D’Alò (Fim) e di Gennaro Cancellaro (Inail regionale), Andrea Benedetti (direttore dell’ispettorato del lavoro di Perugia), Cinzia Frascheri (dipartimento salute e sicurezza Cisl nazionale), Gabriella Madeo (coordinamento prevenzione e controllo sicurezza Regione Umbria), Simone Cascioli (direttore di Confindustria Umbria). A portare i saluti i segretari generali Giuliano Bicchieraro (Filca Umbria) e Simone Liti (Fim Umbria) e del segretario regionale della Cisl Umbria Gianluca Giorgi.
Sicurezza ma anche le tante sfide sul piatto i temi affrontati, per un evento che voleva essere anche – se non soprattutto, uno stimolo per costruire una piattaforma comune da presentare alle istituzioni e dalla quale partire. Il tutto anticipato da un monologo dell’attore Stefano De Majo incentrato proprio sul tema degli infortuni e delle morti sul lavoro, inscenato in un cantiere.
I dati sugli infortuni sul lavoro
I dati di partenza sono quelli – desolanti- illustrati da Cancellaro già nei primi mesi del 2024 per l’Umbria: sono scese le morti (da 9 a 5) ma sono sensibilmente cresciuti gli infortuni sul lavoro rispetto ai primi tre mesi del 2023. Aumento complessivo delle denunce di malattie professionali: del 26 percento nel Perugino (da 888 a 1047) e del 50 percento nel Ternano (da 329 a 496), con un calo complessivo degli infortuni minore che nel resto d’Italia (2.9 contro 12 percento). Andrea Benedetti, dell’ispettorato del lavoro di Perugia, ha ricordato come sui 2000 accertamenti nelle aziende effettuate in Umbria, 65 percento sono risultate irregolari.
Gli interventi
“La sicurezza nelle aziende dei nostri settori e nei cantieri – ha dichiarato Claudio Sottile, segretario nazionale della Filca Cisl, assieme al segretario generale Filca Cisl Umbria Giuliano Bicchieraro – rappresenta da sempre uno dei pilastri della nostra azione sindacale. Nei mesi scorsi abbiamo lanciato una serie di proposte concrete per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro, e i cantieri restano uno dei luoghi più a rischio, con una media di una vittima ogni due giorni. Riteniamo fondamentale la sinergia tra sindacato, istituzioni, lavoratori e aziende, che punti a mettere al sicuro chi ogni giorno si reca sul proprio posto di lavoro. Solo con la concertazione è possibile mettere in atto tutti gli strumenti per combattere questa vera piaga sociale, assicurando un lavoro di qualità nelle aziende e nei cantieri”.
Il segretario nazionale Fim Valerio D’Alò, assieme al segretario generale Fim Cisl Umbria Simone Liti: “Resta fondamentale un’azione di formazione dei lavoratori e sensibilizzazione sui temi della sicurezza in ogni luogo di lavoro. La fabbrica rappresenta in certi aspetti – e soprattutto in alcune realtà impattanti – un luogo in cui la conoscenza di dove si è e di cosa e di come bisogna fare il proprio lavoro è fondamentale per la tutela della salute e sicurezza, di sè e degli altri. Resta altrettanto importante per noi formare i nostri Rls ed Rsu nei luoghi di lavoro affinchè siano le sentinelle vigili affinché si operi in condizioni di massima sicurezza e tutela della salute”.
D’Alò aggiunge: “Se non interrompiamo la catena del massimo ribasso troveremo sempre l’anello debole della catena: abbiamo trovato casi di lavoratori cui mancavano anche i Dpi, con cinture per la sicurezza cucite dalla moglie o dalla madre. Bisogna lavorare su questo, anche in considerazione che molti lavoratori che rimangono vittime di incidenti sono stranieri, perché spesso non hanno contezza del contratto”.
Proprio su questo fronte, Sottile, che in Filca si occupa di politiche europee ha ricordato come esista un sito, accessibile anche tramite QR code, dove i lavoratori stranieri possono trovare “pillole” del contratto nelle loro lingue.

Azioni concrete, non parole
Gabriella Madeo ha illustrato o progetti della regione sul fronte sicurezza, centrando il focus sul piano nazionale per la prevenzione sottoscritto dalle regioni con lo Stato nel 2020: “Bisogna fare squadra tutti insieme, altrimenti il risultato è molto inferiore – dice Madeo – Lavoriamo molto sulla vigilanza nei luoghi di lavoro, ma questo non basta – spiega . serve un piano di prevenzione che promuova le buone pratiche per i singoli rischi. Poi bisogna investire sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro, soprattutto con una popolazione lavorativa anziana, ancora al lavoro dopo i 65 anni”.
Preoccupazioni condivise da Cinzia Frascheri, che ha focalizzato l’attenzione sull’emergenza caldo, ricordando come questa sia causa di malori e tumori: “E i tumori poi non vengono classificati come malattie da lavoro, perché le conseguenze le vedi dopo”. Frascheri ha anche sottolineato: “Le buone pratiche, gli investimenti non sono mai inutili. Stiamo attenti a non minimizzare le norme, non sempre l’esperienza basta, le norme non sono noiose, sono una tutela. Serve un patto sociale che inizi dalla formazione, pretendere l’applicazione del protocollo sanitario, denunciare e segnalare all’ispettorato del lavoro. Diversamente si è conniventi al sistema”.
Confindustria va oltre: “Certezza del diritto, per punire chi sbaglia e controlli mirati, attraverso l’analisi specifica dei dati sulla sicurezza, per punire le realtà che hanno maggior problemi. Nel 2024, per esempio, è incredibile che non abbiamo ancora il libretto formativo nazionale dei lavoratori”. E sul subappalto: “Serve, perché fa lavorare le Pmi. I problema è come viene fatto: non bisogna darlo dove il costo del lavoro è sotto il minimo tabellare”.