Assisi pronta ad accogliere colloqui di pace: l’appello dei frati del Sacro Convento

Fra Marco Moroni: “Serve disponibilità al dialogo, come San Francesco col Sultano. La pace si costruisce disarmati”

fra Marco Moroni

“Siano i benvenuti ad Assisi tutti coloro che vogliono fare pace”. Con queste parole, fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento di Assisi, rinnova la disponibilità della città francescana a ospitare colloqui internazionali per la pace, in particolare alla luce delle gravi crisi che continuano a colpire la Terra Santa e altre aree del pianeta. Il religioso ha affidato il suo appello a un intervento pubblicato sul Corriere dell’Umbria, in cui richiama con forza l’insegnamento di San Francesco come via spirituale e concreta per spegnere la barbarie.

“Per incontrarsi, occorre la disponibilità al dialogo e al pensare la pace insieme”, afferma Moroni. Un riferimento diretto alla storica figura del santo di Assisi che, disarmato, incontrò il Sultano Malik al-Kamil in piena epoca di crociate. Un gesto ancora oggi simbolico e attuale, in un mondo in cui la guerra viene spesso considerata una via obbligata e non un fallimento collettivo.

Il richiamo del custode del Sacro Convento è rivolto alle parti in conflitto, ma anche alla comunità internazionale e alle istituzioni religiose e civili, con l’auspicio che possano maturare un’autentica volontà di ascolto reciproco, senza precondizioni e senza propaganda. “Occorre giungere disarmati a parlarsi, per riuscire ad essere disarmanti”, ha sottolineato Moroni, citando direttamente l’insegnamento francescano e il recente magistero di Papa Leone XIV.

Il riferimento al pontefice è esplicito: “Apprezzo molto ciò che Papa Leone XIV sta dicendo fin dal giorno della sua elezione e che di recente ha espresso in modo estremamente chiaro e forte”, afferma fra Marco, che poi rilancia le parole del Santo Padre: “Come si può pensare di porre le basi del domani senza coesione, senza una visione d’insieme animata dal bene comune?”. Un messaggio che si oppone con decisione a qualsiasi illusione di pace fondata sulla supremazia militare o sull’equilibrio della deterrenza.

Sul fronte diplomatico, anche l’ambasciatore di Israele Jonathan Peled ha parlato al Corriere, evidenziando un’apertura alla diplomazia con il mondo arabo e la possibilità di un cessate il fuoco stabile con l’Iran: “La pace non è un’illusione, ma un’opportunità concreta”, ha dichiarato, lasciando intravedere spiragli in un contesto altrimenti segnato da profonde tensioni.

“Noi frati ci impegniamo in primo luogo nella preghiera per questo”, ha ribadito Moroni, aggiungendo che la sede di eventuali incontri è secondaria rispetto alla loro efficacia e al loro spirito: “Ad Assisi, a Roma o in qualsiasi altro luogo si giunga ad accordi duraturi, perché sia pace vera”.

L’appello dei frati si inserisce in una lunga tradizione che ha visto Assisi come luogo di incontro, dialogo interreligioso e riconciliazione, sin dagli incontri voluti da Giovanni Paolo II negli anni Ottanta. Oggi più che mai, la città del Poverello si propone come simbolo di pace possibile, fondata sul rispetto, sull’ascolto e sul rifiuto della violenza.

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