Cresce la preoccupazione a Castiglione del Lago per il futuro dei lavoratori Coop Centro Italia, a rischio dopo la fusione con Unicoop Tirreno. A lanciare l’allarme sono la Filcams Cgil di Perugia e la Rsu aziendale, che chiedono un intervento immediato della Regione Umbria per scongiurare una crisi occupazionale che metterebbe in ginocchio il territorio.
Il contesto: fusione e trasferimento
La fusione tra Unicoop Tirreno e Coop Centro Italia, ormai prossima alla formalizzazione, prevede l’incorporazione della sede amministrativa di Castiglione del Lago e il suo trasferimento a Vignale (Livorno), in Toscana. Un’operazione che, secondo il sindacato, comporterebbe una “profonda razionalizzazione” dell’organizzazione logistica e amministrativa, con la concreta possibilità di perdere fino a 180 posti di lavoro.
La richiesta: salvare sede e magazzino
“Non è più procrastinabile un intervento della Regione – afferma la Filcams –. Servono garanzie concrete sulla centralità del magazzino di Castiglione del Lago e sulla sua sostenibilità futura”. Il sindacato ricorda come, in sede di trattativa, sia stata riconosciuta la valenza strategica del polo umbro, anche nell’ottica di sinergie future con altre cooperative, come Unicoop Firenze, che potrebbe essere rifornita proprio da Castiglione.
Internalizzare e valorizzare il magazzino, secondo i lavoratori, è l’unica via per assorbire eventuali esuberi e preservare l’occupazione, evitando una desertificazione sociale ed economica del territorio lacustre.
L’incontro con la Regione e la richiesta di azione
Nei giorni scorsi, sindacati e Rsu hanno incontrato la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti per illustrare la gravità della situazione. “Ora serve che alle parole seguano i fatti”, affermano. È stata inviata una missiva a tutti i consiglieri regionali, ai sindaci del Trasimeno e a Legacoop Umbria, per chiedere un confronto istituzionale urgente e un tavolo permanente di monitoraggio.
Il rischio mobilitazioni
“La situazione è grave e preoccupa lavoratori e famiglie”, sottolineano Filcams e Rsu. In assenza di risposte, sono pronte nuove mobilitazioni, come già accaduto con lo sciopero di otto ore e i presidi di due giorni a fine aprile. “La voce della comunità deve essere ascoltata prima che sia troppo tardi”, concludono.