Dall’Università di Perugia nuove prospettive per la diagnosi precoce dell’Alzheimer

Un team dell'Università umbra sviluppa in una importante ricerca test innovativi per individuare biomarcatori chiave

Un team di ricercatori dell’Università di Perugia ha fatto un passo da gigante nella diagnosi della malattia di Alzheimer. Grazie a un nuovo test, è ora possibile individuare la malattia in fase precoce, aprendo nuove prospettive per lo sviluppo di terapie efficaci.

La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Communications, si basa sull’identificazione di una forma specifica della proteina tau nel liquido cerebrospinale e nel sangue. Questa proteina, chiamata “tau multi-fosforilata”, risulta essere un biomarcatore estremamente affidabile per la diagnosi dell’Alzheimer.

“Questa è una notizia straordinaria”, ha dichiarato la professoressa Lucilla Parnetti, responsabile della ricerca. “Avere uno strumento diagnostico così preciso e non invasivo come un semplice esame del sangue ci permetterà di identificare i pazienti nelle prime fasi della malattia, quando le terapie sono più efficaci”.

Studio e metodologia

Lo studio ha coinvolto due coorti di pazienti: persone con Alzheimer in diversi stadi clinici, soggetti con altre forme di demenza e un gruppo di controllo. “I livelli di tau multi-fosforilata erano marcatamente elevati nei pazienti affetti da Alzheimer,” hanno spiegato i ricercatori, evidenziando l’efficacia del test sia nel liquido cerebrospinale che nel sangue.

Un contributo significativo alla ricerca è arrivato dalla dottoranda Anna Lidia Wojdała, che ha partecipato nell’ambito del progetto europeo Miriade (finanziato dall’Unione Europea). “Il nostro obiettivo è sviluppare nuovi biomarcatori per migliorare la diagnosi delle malattie neurodegenerative,” ha affermato la giovane ricercatrice.

Cosa significa questa scoperta per i pazienti?

La diagnosi precoce dell’Alzheimer è fondamentale per avviare tempestivamente le cure e rallentare la progressione della malattia. Grazie a questo nuovo test, sarà possibile:

  • Identificare i pazienti a rischio: consentendo di monitorarli più da vicino e di intervenire precocemente.
  • Sviluppare nuove terapie: La diagnosi precoce faciliterà la ricerca di nuovi farmaci e terapie mirate.
  • Migliorare la qualità di vita dei pazienti: Una diagnosi precoce permetterà di pianificare il futuro e di affrontare la malattia con maggiore serenità.

Un traguardo importante per la ricerca italiana

Questa scoperta è il frutto di anni di ricerca e di una collaborazione internazionale tra l’Università di Perugia, l’Università di Amsterdam e la Quanterix Corp. La ricerca italiana si conferma all’avanguardia nella lotta contro le malattie neurodegenerative.

Impatto sulla diagnosi dell’Alzheimer

La malattia di Alzheimer, principale causa di demenza, è caratterizzata dall’accumulo di proteine patologiche come la β-amiloide e la tau. Identificare precocemente questi segni biologici è fondamentale per garantire terapie tempestive. “La rilevazione delle forme multi-fosforilate della tau nel sangue potrebbe rivoluzionare la diagnosi, rendendola più accessibile e meno invasiva,” ha spiegato la professoressa Parnetti.

Grazie a questa scoperta, sarà possibile monitorare meglio la progressione della malattia e valutare l’efficacia delle terapie. “I risultati del nostro studio offrono nuove prospettive per migliorare la qualità della vita dei pazienti,” ha concluso la ricercatrice.

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