L’Azienda sanitaria locale (Asl) ha confermato che Laura Santi, 49enne affetta da una grave forma di sclerosi multipla, possiede tutti i requisiti per proseguire nel percorso per il suicidio assistito, incluso quello relativo ai trattamenti di sostegno vitale. Tale comunicazione è stata inviata al Comitato etico regionale (Cer), che aveva richiesto chiarimenti dopo aver giudicato “non chiara” la prima relazione fornita dall’equipe medica della Asl che aveva visitato Santi lo scorso maggio. La conferma della Asl è giunta entro i 10 giorni previsti dal Cer, anticipando il termine stabilito.
Secondo le norme sancite da due sentenze della Corte Costituzionale, la verifica dei requisiti è un passaggio fondamentale nel processo per l’accesso al suicidio assistito. Tuttavia, il parere del Comitato etico, previsto dalla legge, non è vincolante; la decisione finale spetta alla Asl, la quale dovrà indicare i dettagli relativi alla procedura e al farmaco in caso di parere positivo.
La posizione delle istituzioni locali
Sulla vicenda è intervenuta anche la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, che ha richiamato l’attenzione sulla mancanza di una legge nazionale che regoli il diritto al fine vita. Ferdinandi ha dichiarato: “È fondamentale che il Parlamento italiano affronti il tema del fine vita, approvando una legge che rispetti il diritto alla dignità e all’autodeterminazione sanciti dalla nostra Costituzione”. Nel frattempo, secondo la sindaca, anche la Regione Umbria potrebbe prendere esempio da altre regioni che hanno già disciplinato le procedure e i tempi di accesso al suicidio assistito con leggi specifiche.
Ferdinandi ha sottolineato l’importanza di permettere ai pazienti affetti da patologie irreversibili e sottoposti a trattamenti di sostegno vitali di scegliere se porre fine alle proprie sofferenze con un percorso dignitoso e consapevole. Il diritto a un fine vita dignitoso, infatti, è per molti un tema di civiltà e umanità, che la sindaca ritiene debba essere affrontato con una normativa chiara che garantisca un iter definito.
Il contesto legale e la risposta della Corte Costituzionale
Il caso di Laura Santi rientra nel complesso dibattito sulla legislazione italiana in materia di suicidio assistito, una questione resa urgente da recenti sentenze della Corte Costituzionale. In Italia, il suicidio assistito non è ancora regolamentato in modo uniforme, sebbene la Corte abbia posto le basi per delineare un quadro legale che rispetti i diritti delle persone affette da malattie irreversibili. L’attuale vuoto legislativo ha spinto diverse regioni italiane a emanare leggi locali che definiscono i criteri e le modalità di accesso a procedure di questo tipo, mentre altre attendono un intervento legislativo nazionale.
Per ora, il Comitato etico dell’Umbria sarà chiamato a pronunciarsi ancora una volta sul caso di Laura Santi, ma resta da vedere se il Parlamento risponderà a tali sollecitazioni con una legge in grado di garantire a tutti i cittadini italiani il diritto di scelta in merito al proprio fine vita.