Detenuti con problemi psichici: asse Procura-Asl per migliorare la sicurezza nelle carceri

Firmato protocollo d'intesa: saranno garantiti un percorso terapeutico chiaro, l'accesso alla Rems solo in casi estremi e una serie di misure volte alla riabilitazione per limitare anche i danni all'interno delle strutture e gli episodi di autolesionismo

carcere

Un nuovo protocollo d’intesa è stato firmato questa mattina presso l’Aula Goretti della Corte di Appello di Perugia, alla presenza degli uffici giudicanti e requirenti del Distretto umbro, Regione Umbria, Asl 1 e 2, e le Aziende ospedaliere di Perugia e Terni. Questo accordo mira a gestire meglio l’applicazione delle misure di sicurezza e il trattamento dei criminali con problemi di salute mentale, rispondendo a una necessità segnalata più volte dagli uffici giudiziari umbri. Un quadro, quello della mancanza del diritto alla salute, denunciato anche dal Garante dei Detenuti Giuseppe Caforio.

Il protocollo prevede una collaborazione stretta tra autorità giudiziaria e servizio sanitario, stabilendo criteri organizzativi chiari. Si riconosce che le misure detentive devono essere solo una soluzione residuale, dando priorità ai trattamenti terapeutici e riabilitativi nel contesto territoriale. La Corte d’appello e la Procura Generale di Perugia hanno coinvolto tutti gli uffici giudiziari del distretto per condividere informazioni cruciali e favorire la cooperazione tra le diverse istituzioni.

Un punto fondamentale dell’accordo è l’individualizzazione del progetto terapeutico per ciascun soggetto. Questo approccio mira a limitare il ricovero nelle Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Attualmente, nella Regione Umbria, non esistono ancora Rems, il che rende ancora più urgente la necessità di alternative terapeutiche adeguate.

Il protocollo garantisce tempestività negli interventi e nello scambio di informazioni, oltre a rapide valutazioni cliniche per gestire al meglio i casi di criminali con problemi di salute mentale, anche in situazioni di arresto o fermo. Nel caso di collocamento del soggetto presso una struttura sanitaria, il servizio competente informerà periodicamente l’autorità giudiziaria sull’evoluzione del trattamento.

Il protocollo è flessibile e potrà essere adattato per migliorare il raggiungimento dei suoi obiettivi. È prevista la costituzione di un gruppo di lavoro misto, composto da magistrati e personale sanitario, per monitorare l’esecuzione dell’accordo e apportare modifiche in caso di criticità. Un’azione, quella della Procura e delle due Aziende sanitarie, che mira anche a limitare al massimo gli episodi di violenza incontrollata che spesso oltre a danneggiare la struttura portano a fatti di autolesionismo quando non ad aggressioni al personale. Spesso infatti, sono proprio i detenuti con problemi psichici ad attuare questi gesti.

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