A quattro mesi dal rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (Ccnl) della cooperazione sociale, la Camera del Lavoro di Perugia e la Fp Cgil dell’Umbria hanno fatto il punto sulla situazione. I lavoratori impiegati in questo settore strategico nella regione Umbria sono circa 9500, di cui 6000 nella provincia di Perugia e 1500 nel comune di Perugia.
Secondo i dati in possesso del sindacato, tutte le cooperative hanno riconosciuto l’aumento contrattuale ai lavoratori. Questo adeguamento ha comportato un aumento dei costi di circa il 6% a partire da febbraio, con un incremento previsto di oltre il 15% entro il 2025.
Il sindacato valuta positivamente questo riconoscimento, sottolineando che il contratto era atteso dai lavoratori dal 2019. Il rinnovo ha fornito risposte significative in termini di recupero del potere d’acquisto, includendo anche l’introduzione della quattordicesima mensilità.
Tuttavia, il sindacato evidenzia che questo aggravio di costi per le cooperative deve essere riconosciuto dagli enti pubblici che appaltano i servizi. Patrizia Mancini, Michele Agnani e Marco Migliosi della Cgil spiegano che il 90% dei ricavi delle cooperative sociali deriva dai servizi prestati per le pubbliche amministrazioni, rendendo cruciale il supporto finanziario degli enti per la sostenibilità del contratto nazionale.
La situazione nella provincia di Perugia appare variegata e disomogenea. Mentre la Regione Umbria ha adeguato le tariffe per le strutture in convenzione e in accreditamento, riconoscendo il maggior costo del lavoro, lo stesso non si può dire per molti enti locali. Ad eccezione del Comune di Città di Castello, che ha riconosciuto il costo del Ccnl, molti comuni non hanno ancora fornito risposte adeguate.
La situazione più critica riguarda il Comune di Perugia. A quattro mesi dal rinnovo del Ccnl, Palazzo dei Priori ha approvato un atto che, nonostante le buone intenzioni, non prevede impegni concreti per i contratti in essere con le cooperative sociali. A differenza delle due USL, il Comune si è impegnato solo ad aprire un tavolo di confronto con cooperative, Regione ed Anci, escludendo il sindacato.
Con l’imminente appuntamento elettorale, il sindacato teme che le promesse non si concretizzeranno in tempi brevi. I lavoratori del terzo settore, dei servizi alla persona e dei servizi ai più fragili necessitano di risposte concrete per ottenere un lavoro e un salario dignitoso.
“Coloro che amministreranno la città dopo il 9 giugno dovranno far sì che la questione del terzo settore sia una priorità fondamentale dell’agenda di governo”, concludono i rappresentanti della Cgil.