Una sentenza attesa ha scritto l’ultimo capitolo di una vicenda giudiziaria che ha toccato profondamente la comunità medica e quella dei diritti delle donne. Il direttore di Ostetricia dell’ospedale perugino, Sandro Gerli, è stato assolto con formula piena dall’accusa di aborto colposo. Il giudice Loretta Internò ha pronunciato la sentenza, ponendo fine a un processo iniziato per fatti risalenti al 2019.
Il caso si era aperto con le accuse mosse dal pubblico ministero Gianpaolo Mocetti, secondo cui il dottor Gerli avrebbe causato l’interruzione della gravidanza di una donna a seguito della morte intrauterina del feto, avvenuta tra il 2 e il 3 gennaio di quell’anno. Le cause della tragedia sarebbero state una “villite ed intervillosite istiocitaria”, che avrebbe portato a uno stato di ipoperfusione e ipotossia, senza che fossero prese misure terapeutiche immediate, come la somministrazione di farmaci specifici o l’esecuzione di un parto cesareo.
Durante il processo, la difesa, ha argomentato con forza che la scelta di non procedere al parto cesareo era dettata dall’impossibilità di tale intervento, data la prematurità della gravidanza. Inoltre, è stato sottolineato come la morte del feto fosse il risultato di una patologia improvvisa e fulminante, imprevedibile e quindi inevitabile, sottraendo qualsiasi possibilità di azione salvifica.