Il cambiamento demografico, spesso percepito come un argomento distante e astratto, incide profondamente e direttamente su aspetti cruciali della nostra esistenza. Al centro di questo fenomeno sta la preoccupazione per il futuro delle pensioni. Un futuro che, per molti, si prospetta incerto: alcuni hanno già guadagnato il diritto alla pensione, altri sono stati più fortunati, ma molti si troveranno a fronteggiare la vecchiaia con risorse limitate. Peggio ancora, c’è il rischio di un collasso del sistema pensionistico, aggravato da un numero crescente di beneficiari e un calo di chi contribuisce.
In Italia, il 2022 ha segnato un punto di svolta preoccupante: la popolazione è diminuita a 58.997.201 abitanti, un calo di 32.932 persone rispetto all’anno precedente. Questo declino è evidenziato da una natalità in calo: 393 mila nascite nel 2022, 7 mila in meno rispetto all’anno precedente. In particolare, l’Umbria ha raggiunto il suo numero più basso di nascite dall’anno 2002, con un calo del 42,5% rispetto al picco del 2008.
La situazione è ulteriormente complicata da un rapporto sempre più squilibrato tra giovani e anziani. L’Umbria, ad esempio, ha uno dei rapporti più critici: 6,9 anziani per ogni bambino sotto i sei anni, superato solo da Liguria, Sardegna e Molise. Questo squilibrio è accentuato dalla maggiore longevità degli umbri, dovuta a una qualità della vita elevata, ma non accompagnata da un aumento corrispondente della natalità. In termini di età media, l’Italia si attesta a 46,4 anni, mentre in Umbria si raggiunge quasi 48 anni.