Marsciano, arrestato un imprenditore cinese per sfruttamento del lavoro nero

Un imprenditore cinese è stato arrestato a Marsciano con accuse di sfruttamento del lavoro nero e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

I Carabinieri della Stazione di Marsciano e personale del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Perugia, collaborati in sede esecutiva da quelli di Terni hanno tratto in arresto un cittadino cinese, 36enne, ritenuto responsabile di sfruttamento del lavoro in nero e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’attività investigativa, svolta nell’ambito del Progetto multi-agenzia “A.L.T. Caporalato D.U.E.”, finanziato dal fondo Politiche migratorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ha portato i militari ad accertare che l’uomo, titolare di un’azienda cinese tessile, sfruttava 9 lavoratori extracomunitari, di cui 4 di nazionalità pakistana in possesso di documenti di soggiorno e 5 clandestini di nazionalità cinese, favorendo inoltre per uno di loro anche l’ingresso irregolare sul territorio nazionale.

Tutti i lavoratori erano senza contratto e senza alcuna tutela, né tantomeno avevano ricevuto la prevista formazione sulla sicurezza.

Dalle prime verifiche è risultato che l’imprenditore sottoponesse i “dipendenti” a massacranti turni di lavoro, dalle prime ore del giorno fino a sera, pagandoli pochi centesimi a capo, ovverosia riconoscendo loro una retribuzione a “cottimo”.

Gli operanti hanno sospeso quindi l’attività imprenditoriale e sottoposto a sequestro i due grandi capannoni, utilizzati, con all’interno le attrezzature industriali e i prodotti tessili presenti già pronti per la successiva vendita.

Nel corso delle verifiche sono state elevate sanzioni pecuniarie per circa 100.000 euro facendo recuperare sul piano previdenziale e assicurativo all’INPS e all’INAIL oltre 15.000 euro.

Al termine degli accertamenti, l’uomo è stato dichiarato in stato di arresto per le ipotesi di reato sopra indicate e come disposto dalla procura della Repubblica di Spoleto, è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari in attesa di rito direttissimo.

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