In un contesto nazionale in cui l’evasione fiscale supera stabilmente i 90 miliardi di euro annui, continua a rimanere irrisolta la questione delle risorse sottratte al finanziamento dei servizi pubblici essenziali. Tra gli strumenti previsti dalla normativa per arginare il fenomeno figura il coinvolgimento attivo dei Comuni, incentivati dallo Stato a partecipare all’attività di accertamento fiscale, con l’obiettivo di recuperare gettito e migliorare i bilanci locali. Tuttavia, i dati più recenti mostrano un coinvolgimento ancora marginale, soprattutto in alcune regioni. Fra queste purtroppo figura l’Umbria.
Secondo un’elaborazione della Uil su dati del Ministero dell’Interno, il contributo economico erogato ai comuni umbri nel 2024 per la partecipazione al contrasto all’evasione si è fermato a soli 38.112,64 euro, suddivisi tra appena 4 amministrazioni su 92. Di questi, 37.491,69 euro sono stati destinati alla provincia di Perugia, mentre la provincia di Terni si è fermata a 620,95 euro, con un solo comune, Narni, ad aver ottenuto un rimborso.
Il quadro appare desolante anche nei dettagli: Monte Santa Maria Tiberina ha ricevuto da sola quasi 19 mila euro (18.955,47), seguita da Citerna con 15.301,14 euro e San Giustino con 3.235,08 euro. Tutti i restanti comuni risultano assenti. “Il dato è particolarmente preoccupante, soprattutto se confrontato con l’attività svolta da comuni di medie e grandi dimensioni nel resto d’Italia”, sottolinea la Uilca credito, assicurazioni ed esattorie dell’Umbria.
Alla base di questa scarsa partecipazione, secondo la Uilca, ci sono diversi fattori. “Riteniamo che sussista uno scarso impegno da parte dei Comuni nelle attività di accertamento, ritenute forse scomode nella gestione del rapporto con i propri cittadini/contribuenti”, afferma il segretario regionale Luciano Mariani. Oltre a ciò, “a pesare è anche la riduzione degli incentivi riconosciuti: oggi i Comuni ricevono solo il 50% del maggior gettito riscosso, contro il 100% previsto in passato”.
A complicare la situazione, vi è anche una carenza strutturale di risorse, organici e formazione, che penalizza soprattutto le piccole realtà. “Si può ipotizzare che lo scarso impegno dipenda anche dalla scarsa preparazione del personale”, osserva Mariani. Da qui, la proposta della Uilca: maggiori investimenti nella formazione continua, incentivazione di collaborazioni intercomunali e l’introduzione di un ulteriore sistema di premialità per le amministrazioni più virtuose.
Ma il nodo principale resta la natura facoltativa dell’attività di accertamento. Per il sindacato, infatti, “sarebbe utile trasformarla in obbligatoria, per garantire trasparenza, equità e risorse da destinare ai servizi pubblici, riducendo il carico fiscale sui contribuenti onesti”.
La posizione della Uilca è chiara: serve un cambio di passo deciso, a partire da un rafforzamento normativo e operativo della lotta all’evasione locale. Senza un’azione più efficace e strutturata, il rischio è che i Comuni continuino a rinunciare a una leva importante per rafforzare i propri bilanci e contribuire all’equità fiscale.