La Regione Umbria ha espresso parere negativo sullo schema di disegno di legge relativo alla “Delega al governo in materia di energia nucleare sostenibile”, attualmente all’esame della Commissione Ambiente, Energia e Sostenibilità (CAES). Una bocciatura che si inserisce in un quadro di contrarietà condivisa anche da tutte le altre regioni, sia nella commissione tecnica che in quella politica.
Alla base del dissenso ci sono criticità irrisolte e il mancato recepimento delle osservazioni formulate da ANCI e dalle regioni, comprese quelle governate dal centrodestra. Uno degli aspetti più contestati riguarda l’esclusione delle regioni dal processo decisionale sui siti destinati agli impianti nucleari e allo smaltimento delle scorie.
Il governo, secondo le critiche mosse dall’Umbria, demanderebbe l’individuazione delle aree agli operatori privati, riducendo al minimo il coinvolgimento delle istituzioni territoriali. Questa dinamica, definita “esautorazione dei territori”, viene ritenuta particolarmente grave anche alla luce della mancata approvazione dell’emendamento che prevedeva un’intesa con le regioni e le province autonome.
L’assessore regionale all’Ambiente e all’Energia, Thomas De Luca, ha dichiarato l’intenzione di ricorrere alla Corte Costituzionale, qualora il disegno di legge venisse approvato nella sua attuale forma. “È inaccettabile anche solo pensare a una centrale nucleare o a un deposito di scorie in Umbria”, ha affermato, ribadendo la volontà della Regione di puntare esclusivamente su fonti rinnovabili come idroelettrico, fotovoltaico ed eolico.
Tra i motivi della netta opposizione vi è anche il rigetto dell’emendamento che mirava a bilanciare l’iniziativa privata con la pianificazione energetica regionale. Una scelta che, secondo la Regione, pone l’interesse privato al di sopra di quello collettivo, in potenziale violazione dell’articolo 41 della Costituzione italiana.
Ulteriori criticità riguardano l’assenza di compensazioni ambientali per i territori coinvolti e il mancato accoglimento delle proposte relative a una Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Inoltre, non sono previsti strumenti di monitoraggio ambientale, elementi ritenuti essenziali per garantire la sicurezza e la sostenibilità del progetto.
Il testo di legge è stato criticato anche per non operare alcuna distinzione tra le diverse tecnologie nucleari, come fissione, fusione o impianti a sali fusi di torio, ignorando differenze fondamentali in termini di sicurezza e impatto. La Regione denuncia anche l’assenza di dibattito pubblico, ritenuto indispensabile per coinvolgere le comunità locali e i portatori di interesse nelle scelte strategiche per il territorio.
Tra le prime motivazioni del ‘no’ della Regione Umbria al disegno di legge, il mancato recepimento di ogni emendamento di Anci e delle altre Regioni, comprese quelle di centrodestra. Il Ddl non prevede l’individuazione di criteri e modalità per il coinvolgimento delle regioni nella scelta dei siti per gli impianti nucleari e per lo smaltimento delle scorie. Inoltre, secondo la Regione il testo non distingue tra fissione e fusione, ignorando le considerevoli differenze in termini di sicurezza e di impatto ambientale e non considera minimamente neanche la tecnologia dei sali fusi di torio. Questo rende ancora più inaccettabile la prospettiva di un impianto a fissione. La Regione Umbria continuerà a promuovere le fonti energetiche alternative, come idroelettrico, fotovoltaico ed eolico”