La lingua blu – o BlueTongue (BT) – torna a far paura in Umbria, minacciando un settore cruciale dell’economia regionale: quello della zootecnia, con gravi ripercussioni sulla filiera della carne e lattiero-casearia. La patologia virale, che colpisce i ruminanti domestici e selvatici come ovini, bovini e caprini, si trasmette attraverso la puntura di moscerini del genere Culicoides. I casi più gravi possono portare alla morte del bestiame, con danni diretti e indiretti per gli allevatori.
L’allarme è scattato in particolare tra la Valnerina e lo Spoletino, dove si stanno registrando nuovi focolai del virus, noto per avere ben 27 sierotipi differenti, ciascuno con potenziali esiti devastanti. La preoccupazione ha spinto Coldiretti Umbria, CIA e Regione Umbria a mobilitarsi per sollecitare interventi urgenti.
A farsi portavoce dell’emergenza è stato Albano Agabiti, presidente regionale di Coldiretti, che ha dichiarato: «La lingua blu rischia di aggravare la crisi di un comparto già fragile, con conseguenze pesanti su tutta la filiera». Agabiti ha evidenziato l’urgenza di azioni rapide per tutelare gli allevamenti e sostenere economicamente le aziende colpite, chiamando in causa anche il tema degli indennizzi.
A lui si è unito il presidente regionale e vicepresidente nazionale della CIA, Matteo Bartolini, che ha chiesto un incontro immediato con le istituzioni competenti. Obiettivo: fare il punto sulla diffusione della malattia, valutarne l’impatto economico e identificare strumenti di prevenzione e contenimento efficaci per limitare la propagazione del contagio.
Il primo riscontro è arrivato dalla Regione Umbria, attraverso una nota dell’assessore alle Politiche Agricole Simona Meloni, che ha agito in coordinamento con l’assessorato alla Sanità e con la presidente Donatella Tesei. «Ci è stata rappresentata la forte preoccupazione delle comunità rurali e delle categorie agricole – ha affermato Meloni – e ci siamo attivati subito per il monitoraggio e il sostegno agli allevatori».
L’impatto della lingua blu non è solo sanitario, ma anche economico e logistico: tra gli extra costi per lo smaltimento delle carcasse, le eventuali restrizioni alla movimentazione del bestiame, e l’aumento dei prezzi finali, il rischio è quello di mettere ulteriormente in crisi un settore già esposto a numerose difficoltà.
Le associazioni agricole chiedono ora un piano strutturato di prevenzione, ma anche risposte rapide, affinché il virus non comprometta ulteriormente la produzione e la sostenibilità economica degli allevamenti umbri.