Laura Santi, dalla Asl Umbria 1 arriva l’ok al suicidio medicalmente assistito

La giornalista perugina affetta da sclerosi multipla riceve il via libera medico: potrà porre fine alla propria vita, quando lo desidererà, senza recarsi in Svizzera

Una nuova pagina si apre nella vicenda di Laura Santi, la giornalista umbra di 50 anni affetta da una forma avanzata e irreversibile di sclerosi multipla. Dopo mesi di attesa, si avvicina la conclusione dell’iter che le consentirà, legalmente e in Umbria, di accedere al suicidio medicalmente assistito.

«Quando mi è arrivata – ha raccontato in un’intervista a Chora Media – di avere provato una forte emozione e di avere acceso la musica per vivere a pieno quel momento così atteso». L’annuncio si riferisce alla ricezione della comunicazione ufficiale da parte della Asl, un passaggio essenziale che contiene le indicazioni mediche su come procedere all’atto finale. Si tratta di un punto di svolta che segue un percorso burocratico lungo e complesso, avviato tempo fa e basato su quanto stabilito dalla Corte costituzionale italiana.

Laura Santi aveva già ottenuto il riconoscimento dei quattro requisiti previsti per accedere alla procedura, ma mancava la definizione del protocollo esecutivo, in particolare la comunicazione relativa alla somministrazione del farmaco. «Sono ancora in attesa della comunicazione definitiva su questo punto», precisano fonti vicine alla giornalista, citate dall’ANSA.

La possibilità di concludere la propria esistenza senza lasciare l’Italia rappresenta per Laura un traguardo personale e simbolico. In precedenza, infatti, aveva avviato contatti con un’organizzazione svizzera per ottenere supporto alla morte volontaria, a causa della lentezza del sistema sanitario nazionale nel fornire risposte chiare e operative.

Particolare riconoscenza è stata espressa nei confronti di Fabio Barcaioli, assessore regionale al Welfare da poco insediato, che secondo la stessa Santi «ha trovato la strada per arrivare a questo risultato. Si è fatto carico di tutto l’iter e l’ha portato a termine». Un ruolo, il suo, ritenuto decisivo per sbloccare una situazione che si era arenata in fasi interlocutorie e rinvii burocratici.

Il caso di Laura Santi riaccende il dibattito nazionale sul fine vita, mettendo al centro il diritto all’autodeterminazione e la responsabilità delle istituzioni nel garantire un accesso equo e trasparente a scelte tanto personali quanto dolorose. In assenza di una legge chiara sul suicidio medicalmente assistito, la giurisprudenza e le pronunce della Corte costituzionale restano gli unici riferimenti praticabili per i pazienti in condizioni irreversibili che intendono esercitare questo diritto.

La vicenda umana e civile di Laura non è solo quella di una donna determinata ad affrontare la propria condizione con lucidità e coraggio, ma anche un simbolo della battaglia per un’assistenza sanitaria rispettosa della dignità individuale, capace di ascoltare e accompagnare anche nei momenti estremi.

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