Un uomo di 76 anni, residente a Perugia, è stato rinviato a giudizio con accuse gravissime: avrebbe maltrattato per anni i due figli disabili, sottoponendoli a violenze fisiche, minacce e insulti degradanti. Ora l’imputato ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato, subordinando la richiesta all’esecuzione di una perizia psichiatrica che ne valuti la capacità di intendere e volere. Ne riferisce Il Messaggero
Il quadro emerso dalle indagini della Procura è drammatico e disegna un contesto familiare di abusi prolungati. Secondo gli inquirenti, la figlia – invalida al 100% e bisognosa di assistenza continua – sarebbe stata più volte colpita con schiaffi, cinghiate e persino con scarponi antinfortunistici. In almeno un’occasione sarebbe stata trascinata fuori casa per aver cantato ad alta voce, e minacciata di essere lanciata dal balcone dopo aver gettato un giocattolo.
Le offese verbali rivolte alla ragazza, riportate nei documenti dell’accusa, includono frasi come: “Non capisci niente, sei una handicappata, se sapevo non avrei sposato tua madre.” Le umiliazioni sarebbero state sistematiche e accompagnate da episodi di violenza fisica, generando un clima di terrore e instabilità psicologica.
Anche il figlio, affetto da sclerodermia lineare, sarebbe stato oggetto di attacchi verbali e minacce, con frasi del tipo: “La colpa è tua, ti schifo, ti farò perdere il lavoro in un modo o nell’altro.” In un altro episodio, l’uomo avrebbe affermato: “Se sapevo, non ti facevo.”
Le prove raccolte dagli investigatori sono molteplici: oltre alle denunce dei figli, vi è un referto del pronto soccorso che documenta escoriazioni multiple al volto della ragazza, giudicate guaribili in sette giorni. A questo si aggiungono verbali di polizia, documentazione clinica e l’ordinanza di allontanamento dalla casa familiare, emessa nel marzo 2025 dal gip di Perugia.
Il pubblico ministero contesta all’imputato una condotta reiterata e offensiva, ritenuta tale da aver compromesso la dignità e la stabilità psichica delle vittime, rese ulteriormente fragili dalle loro condizioni di disabilità. Aggravante prevista proprio per reati contro persone con disabilità.
L’uomo è difeso dall’avvocato Michele Nannarone e ora spetterà al giudice decidere sull’ammissibilità del rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica. Intanto, la vicenda riaccende i riflettori sulla necessità di protezione legale e sociale per i soggetti vulnerabili anche all’interno del contesto familiare.