“Se vogliamo inserire le migliaia di giovani umbri che non studiano né lavorano, all’interno delle imprese, va riorganizzato il sistema dell’istruzione professionale, partendo dalla riprogrammazione del FSE+”. È l’appello lanciato da Cna e Confcommercio Umbria nel corso della presentazione dello studio “Giovani in Umbria: demografia, lavoro, formazione”, realizzato dal centro studi Sintesi e illustrato alla presenza dell’assessore regionale all’istruzione, Fabio Barcaioli.
Un sistema da riformare con urgenza
Durante la conferenza, i rappresentanti delle due associazioni hanno sottolineato come gli strumenti regionali per l’istruzione professionale siano oggi inadeguati a rispondere alla crisi generazionale che colpisce l’Umbria. “Bisogna riformare urgentemente gli strumenti dedicati all’istruzione” – hanno dichiarato Michele Carloni (CNA) e Roberto Palazzetti (SUL), aggiungendo che servono almeno 100 milioni di euro per rafforzare il sistema educativo e recuperare una quota significativa dei circa 18mila Neet presenti nella regione.
La riforma dell’istruzione, hanno precisato, rientra nel più ampio programma di cambiamento che il tessuto economico locale auspica. Una richiesta già avanzata il giorno precedente alla presidente della Giunta regionale durante un incontro con le imprese. “Nonostante i miglioramenti apportati, la riforma fiscale resta un male necessario”, hanno affermato, ma adesso è il momento di mettere mano anche al sistema formativo.
Giovani e lavoro: un mismatch crescente
Lo studio presentato evidenzia una forte distanza tra le scelte formative dei giovani umbri e le reali richieste del mercato del lavoro locale. Mentre le aziende cercano addetti nella ristorazione, logistica, vendite, servizi e meccanica specializzata, i giovani continuano a preferire i licei, mentre istituti tecnici e professionali perdono appeal.
“È proprio questa distanza che ingrossa le fila dei Neet” – ha spiegato Carloni – aggiungendo che più di 10mila giovani in Umbria hanno rinunciato a cercare lavoro, in parte per mancanza di competenze adeguate. La regione, infatti, ha registrato un calo della popolazione giovanile dell’8,1% in dieci anni, un aumento degli over 65 dal 24% al 27% della popolazione attiva, e una drastica riduzione delle nascite, passate da 7.440 nel 2013 a poco più di 4.700 nel 2023.
Le proposte: IeFP, ITS, IFTS e formazione continua
Secondo Palazzetti, la risposta è nella specializzazione dei Neet attraverso percorsi formativi professionalizzanti: “Dobbiamo puntare su corsi IeFP per i 14-18enni, rafforzare gli ITS e attivare anche in Umbria i corsi IFTS”, ha spiegato, sottolineando la necessità di offrire qualifiche anche ai giovani tra i 18 e i 35 anni, rivedendo gli strumenti normativi in disuso come il “diritto/dovere”.
L’Umbria, è stato ricordato, è tra le regioni più virtuose nella lotta alla dispersione scolastica, proprio grazie ai corsi IeFP. Tuttavia, senza una riprogrammazione del Fondo sociale europeo (FSE+), rischia di non riuscire a sostenere la transizione formativa e occupazionale di migliaia di giovani.
“Con 100 milioni di euro si può non solo combattere la disoccupazione, ma anche garantire formazione continua a lavoratori e imprenditori”, hanno concluso Carloni e Palazzetti. “L’innovazione nelle imprese, soprattutto le più piccole, passa per percorsi brevi e mirati. Confidiamo che l’assessore Barcaioli, insieme all’assessore De Rebotti e alla giunta regionale, vogliano lavorare con determinazione in questa direzione nei prossimi mesi”.