Edilizia umbra in frenata, Fillea Cgil: “Basta interventi spot, servono sicurezza e qualità”

In Umbria il comparto delle costruzioni sta vivendo una fase di contrazione, con previsioni al ribasso e un preoccupante aumento dei rischi per la sicurezza. La Fillea Cgil denuncia l’inefficacia degli incentivi temporanei e chiede misure strutturali per tutelare lavoratori e rilanciare il settore.

Il settore edile umbro, dopo un periodo di espansione favorito dai bonus fiscali, affronta una fase di marcata frenata. I dati del 2024 indicano una contrazione del 4,9%, con una proiezione ancora più negativa per il 2025 (-7,7%). Questo rallentamento è attribuito soprattutto alla riduzione degli incentivi per la riqualificazione abitativa, che ha inciso direttamente sulla domanda privata.

Nonostante ciò, l’edilizia pubblica appare in controtendenza: la spesa in conto capitale dei Comuni umbri è cresciuta del 36,4%, e il 61% dei cantieri finanziati con risorse del PNRR risulta già avviato o concluso. Tuttavia, la Fillea Cgil Umbria legge questi numeri con preoccupazione, sostenendo che “non si può parlare di sostenibilità sulle spalle di lavoratori precari, sottopagati o non tutelati”.

“Il boom edilizio ha portato benefici, ma ora si rischia una pericolosa retromarcia”, sottolinea il sindacato. L’analisi condotta sui dati dell’Osservatorio Inps per il periodo 2019-2023 evidenzia un aumento degli operai regolari nel settore: a livello nazionale +33%, nel Centro Italia +34%, mentre in Umbria si è passati da 147.268 a 196.748 addetti. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie all’introduzione della congruità di manodopera, entrata in vigore nel 2022, ispirata proprio da una normativa regionale umbra.

Il timore, ora, è che si stia tornando indietro. Con il rallentamento della domanda, crescono i segnali di ritorno all’irregolarità. “Dopo la fiammata occupazionale innescata dagli incentivi, il settore delle costruzioni sta affrontando una nuova fase segnata da un progressivo raffreddamento della domanda e da segnali di riemersione del lavoro nero”, avverte la Fillea Cgil, chiedendo “regole certe e controlli rigorosi”.

Sicurezza: l’Umbria resta una delle regioni più a rischio

La questione più drammatica riguarda la sicurezza sul lavoro. L’Umbria è in “zona rossa” per l’incidenza delle morti nei cantieri, con un tasso superiore del 25% rispetto alla media nazionale. “È un dato che fa male, ma che purtroppo non sorprende”, dichiara il sindacato, che denuncia la mancanza di cultura della prevenzione e l’abitudine a tagliare sulla sicurezza per risparmiare sui costi.

Le cause sono note e sistemiche: subappalti a cascata, contratti precari, tempi di consegna irrealistici, poche ispezioni. Tra il 2022 e il 2024, infatti, le ispezioni Inail sono scese da 9.267 a 7.735 a causa della carenza di personale.

Per questo, la Fillea Cgil propone soluzioni pratiche: potenziare il monitoraggio con il badge di cantiere – un tesserino elettronico già previsto nel protocollo post-sisma 2016 e utilizzato a Roma per il Giubileo – e rilanciare il ruolo del Tavolo Tecnico regionale per la sicurezza nei cantieri, istituito l’11 giugno 2025 dalla Giunta Regionale su proposta dell’assessore De Rebotti.

Senza un forte coordinamento e strumenti operativi concreti, la sicurezza resterà solo sulla carta”, ammonisce il sindacato, che segnala anche la scarsa efficacia della patente a crediti, non riuscita a imporsi come deterrente nei confronti delle irregolarità.

Pianificazione strategica per un’edilizia sostenibile

L’appello della Fillea Cgil è chiaro: basta con interventi frammentari e politiche a breve termine. Il settore ha bisogno di una strategia industriale che miri alla rigenerazione del patrimonio edilizio, con attenzione alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza sismica.

Non basta rincorrere i bonus: serve una pianificazione strutturale che integri la digitalizzazione dei cantieri, la formazione continua e una contrattazione solida”. L’inserimento dell’Umbria nella ZES (Zona Economica Speciale) potrebbe rappresentare un’opportunità, ma solo se ancorato a investimenti in qualità del lavoro.

Solo così la riqualificazione diventa occasione di sviluppo vero, e non l’ennesima stagione di interventi spot destinata a esaurirsi”, conclude il comunicato.

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