I prezzi degli alloggi in Umbria continuano a salire, registrando un incremento del 7,3% rispetto a luglio 2024. È quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Unione nazionale consumatori (Unc), che segnala come la regione si collochi al secondo posto in Italia per rincari annui nei servizi di alloggio, un comparto che include hotel, bed and breakfast, agriturismi e campeggi.
Perugia si distingue per un aumento annuo del 10,2%, cifra che la pone al quarto posto tra le città italiane con i rincari più consistenti. All’opposto, Terni registra una flessione dello 0,6%, piazzandosi 59esima nella classifica nazionale.
Nel confronto con i dati pre-crisi del 2021, l’Umbria ha visto i prezzi degli alloggi lievitare del 29,6%, un valore superiore all’inflazione generale del Paese (+17,7%), ma inferiore alla media del settore turistico nazionale, che si attesta al +38,6%. Nello specifico, Perugia segna un +32%, classificandosi al 38° posto tra le città più colpite dagli aumenti, mentre Terni si ferma a +24,4%, in 56ª posizione.
A livello nazionale, le città con gli aumenti più alti nell’ultimo anno sono Lucca (+20,2%), Caserta (+13,7%) e Rimini (+10,9%). Perugia segue da vicino, confermandosi tra le aree dove il turismo estivo è diventato più oneroso. Di contro, Milano (-7,9%), Siena (-12,6%), Mantova (-10,4%) e Pisa (-9,4%) rappresentano i casi di maggiore riduzione dei costi.
Nel lungo periodo, dal 2021 al 2025, è Venezia a guidare la classifica con un rincaro del 64,7%, seguita da Milano (+60%) e Firenze (+58,8%). Completano la top ten Grosseto, Lucca, Trieste, Palermo, Napoli, Como e Roma, tutte con incrementi superiori al 50%.
Massimiliano Dona, presidente dell’Unc, ha commentato l’andamento del settore:
«Non sappiamo se quest’anno gli albergatori delle città più visitate d’Italia, da Venezia a Firenze, sono stati virtuosi, se i rincari contenuti dipendono invece da un calo dell’afflusso turistico rispetto alla scorsa estate o se, avendo già portato al massimo i prezzi negli ultimi anni, non potevano permettersi di incrementarli ulteriormente, pena la perdita di clienti».
E ha aggiunto: «In ogni caso, emerge che dal 2021 a oggi i servizi alberghieri hanno subito rialzi ben superiori all’inflazione del Paese».
Il presidente ha inoltre evidenziato come ai rincari degli alloggi si sommino quelli degli stabilimenti balneari, che a luglio hanno fatto segnare un +7,3% su giugno 2025, un +5,4% su luglio 2024, un +19,9% sull’estate 2023 e un +22% rispetto al 2021. «Messi tutti insieme, questi aumenti – sottolinea Dona – costringono gli italiani ad accorciare sempre più le ferie o a rinunciare del tutto alle vacanze», soprattutto a causa di stipendi fermi da anni.