Dazi Usa-Ue, l’allarme di CNA Umbria: “Serve una strategia per salvare le imprese”

Il presidente Carloni: “Rischio concreto per l’economia umbra. Subito azioni coordinate per l’internazionalizzazione”

“Non c’è tempo da perdere”, avverte Michele Carloni, presidente di CNA Umbria, di fronte alle incertezze legate all’accordo commerciale recentemente firmato tra Stati Uniti e Unione europea. L’intesa, sottoscritta solo due giorni fa da Donald Trump e Ursula von der Leyen, prevede l’introduzione di dazi del 15% su alcuni prodotti europei, con ripercussioni potenzialmente devastanti per le imprese umbre esportatrici, in particolare quelle di piccola e media dimensione.

“Una tassa del 15% sui prodotti italiani rischia di mettere una pietra tombale su tantissime aziende”, ha dichiarato Carloni, sottolineando che l’assenza di dettagli chiari sull’intesa alimenta un’incertezza pericolosa. A oggi, infatti, circolano due versioni contrastanti dell’accordo, una americana e una europea, e non è ancora chiaro se siano previste esenzioni o quote specifiche per alcuni comparti, come quello dell’acciaio.

Nel frattempo, il presidente della CNA Umbria lancia un appello alle istituzioni regionali: “Il sistema regionale deve organizzare azioni di sistema a difesa delle imprese umbre colpite dai dazi, aiutandole a trovare rapidamente altri mercati di sbocco”. Il timore è che l’aumento dei costi derivante dai dazi renda i prodotti umbri meno competitivi, generando una catena di effetti negativi: perdita di fatturato, crisi aziendali, riduzione dell’occupazione e un nuovo impoverimento economico e sociale del territorio.

Secondo Carloni, per evitare questi scenari servono interventi tempestivi e coordinati: “Ci auguriamo che, una volta chiarito meglio il quadro, l’Unione europea adotti misure straordinarie a favore delle imprese colpite. Ma nel breve termine sono indispensabili azioni locali strutturate per favorire la diversificazione dei mercati internazionali”.

A supporto di questa posizione, CNA Umbria cita anche i dati e le proiezioni dell’Agenzia Umbria Ricerche, che hanno stimato l’impatto economico dei dazi sul tessuto produttivo regionale. I settori più esposti risultano essere moda, meccanica e agroalimentare, comparti da sempre fortemente orientati all’export verso gli Stati Uniti.

“Le azioni che chiediamo devono aiutare le imprese a conquistare quote di mercato in altri Paesi, per compensare quelle che inevitabilmente perderemo negli USA”, spiega Carloni. Per raggiungere questo obiettivo, serve una strategia condivisa tra istituzioni, associazioni di categoria e strutture pubbliche, a partire da Sviluppumbria, che potrebbe assumere un ruolo di coordinamento operativo.

“Partendo dall’analisi delle produzioni umbre dobbiamo individuare i mercati emergenti più adatti a ciascun settore”, aggiunge. Le proposte sul tavolo includono seminari di approfondimento, missioni esplorative, partecipazione a fiere internazionali e incontri B2B mirati. Tutto ciò, però, richiede risorse economiche e tempistiche rapide, elementi che secondo CNA dovrebbero essere garantiti attraverso un fondo regionale dedicato all’internazionalizzazione.

“Alle stimate perdite di fatturato seguiranno inevitabilmente crisi aziendali e nuovi disoccupati”, conclude Carloni. “Una prospettiva che non possiamo assolutamente permetterci”.

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