Anche la Cgil contro l’accordo per la disabilità: “Noi non coinvolti”

Il sindacato contesta l’intesa siglata senza il suo coinvolgimento: "Traditi valori e inclusione: mai accaduto nemmeno con la destra"

Un duro scontro istituzionale scuote il panorama politico e sociale umbro. Dopo Fish Umbria, anche la Cgil attacca la Regione per l’accordo sull’inserimento lavorativo per le persone con disabilità   firmato, spiega il sindacato senza coinvolgere la principale sigla confederale. L’intesa, sottoscritta il 26 luglio con associazioni datoriali e altre organizzazioni sindacali, formalizza la convenzione prevista dall’articolo 14 della Legge Biagi, ma lo fa escludendo la CGIL, che parla di “metodo inaccettabile e divisivo”.

“Mai accaduto nemmeno sotto governi di destra”, denunciano i segretari Andrea Corpetti e Gianni Fiorucci, secondo cui l’Umbria è diventata un caso isolato a livello nazionale, poiché in nessun’altra regione si è registrata una simile frattura.

Il cuore della protesta riguarda il mancato ascolto e la chiusura al dialogo, nonostante le proposte di modifica avanzate dalla CGIL. “Non abbiamo ricevuto neppure una risposta formale”, accusano i segretari, che definiscono l’accordo “separato e pericoloso” per le ricadute che potrebbe avere sulla qualità dell’inserimento lavorativo delle persone disabili.

La critica centrale investe l’impostazione tecnica della convenzione: secondo la CGIL, il meccanismo scelto favorisce l’esternalizzazione degli obblighi occupazionali delle imprese, che potranno così affidare pezzi della produzione a cooperative, evitando gli inserimenti diretti previsti dalla Legge 68/99. Il sindacato giudica negativamente anche l’apertura indistinta a tutte le tipologie di cooperative, mentre avrebbe preferito un riferimento esclusivo a quelle di tipo B, storicamente legate all’inclusione sociale.

Un altro nodo critico è la platea dei beneficiari: la CGIL proponeva di limitare l’applicazione della convenzione alle disabilità gravi (oltre il 100%), in linea con l’approccio adottato da altre regioni italiane. La Giunta ha invece generalizzato l’accordo, estendendolo anche a soggetti con invalidità parziali, rispondendo – secondo il sindacato – alle richieste delle imprese più che a quelle del mondo della disabilità.

“Si rischia di ridurre il lavoro a una funzione assistenziale e marginale”, spiegano Corpetti e Fiorucci, che parlano apertamente di “ghettizzazione” in contrasto con i principi sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Invece di promuovere l’autonomia, affermano, si rischia di tornare a modelli superati di esclusione e segregazione professionale.

Il messaggio finale è politico e culturale: il sindacato invita la Regione a riaprire il confronto non tanto per motivi sindacali, ma per non perdere il patrimonio di coesione e inclusione costruito nel tempo. “L’Umbria ha sempre avuto un ruolo d’avanguardia in questi temi”, affermano, “ma oggi rischia di diventare l’ultima ruota del carro”.

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