Zone 30 a Perugia, si allarga il dibattito: proposte per estendere il progetto

Dopo l’approvazione dei primi otto interventi, cittadini e associazioni chiedono l’inclusione delle aree periferiche. Otto milioni di euro già stanziati per la sicurezza e la mobilità dolce

Il progetto delle Zone 30 a Perugia torna al centro del confronto politico e cittadino, a distanza di pochi mesi dall’approvazione del piano di fattibilità tecnico-economica che interessa otto aree urbane strategiche, principalmente in prossimità di scuole e luoghi sensibili. Il tema è stato discusso nei giorni scorsi in Commissione urbanistica a Palazzo dei Priori, dove sono emerse nuove proposte per l’estensione del provvedimento alle periferie.

L’iniziativa mira a limitare la velocità a 30 km/h, trasformando non solo la viabilità urbana ma anche la qualità degli spazi pubblici, con interventi infrastrutturali e di arredo urbano pensati per aumentare la sicurezza e ridurre l’impatto ambientale. Si tratta di un approccio già adottato in molte città europee, con risultati positivi in termini di vivibilità e coesione sociale.

Tra le voci che chiedono un ampliamento delle Zone 30, quelle di Chiara Bazzica e Debora Lorenzoni dell’associazione socio-culturale Nova Nona, che hanno posto l’accento su alcune aree periferiche della città, come San Martino in Colle, San Martino in Campo e Santa Maria Rossa, attraversate da strade ritenute pericolose per pedoni e ciclisti. Le richieste puntano a un modello di città più sicuro e accessibile anche al di fuori del perimetro urbano centrale.

Paolo Festi di Fiab Perugia Pedala ha ricordato che il modello delle “città 30” non solo diminuisce traffico e incidentalità, ma contribuisce a ridurre l’inquinamento e a restituire spazio alla socialità urbana, favorendo una ridistribuzione più equilibrata degli spazi pubblici. Un riferimento virtuoso, secondo alcuni interventi in Commissione, è rappresentato dall’esperienza di Bologna, tra le prime città italiane ad adottare sistematicamente questo tipo di interventi.

Il Comune di Perugia ha già destinato circa 8 milioni di euro per le prime otto aree coinvolte: Borgo Bello, via Birago, la zona universitaria della Conca, San Sisto, Ponte San Giovanni e Balanzano. Progetti di mobilità sostenibile, spesso integrati con la presenza di istituti scolastici, che prevedono interventi mirati alla moderazione del traffico e alla pedonalizzazione.

L’assessore alla Mobilità, Pierluigi Vossi, ha ribadito l’intenzione della giunta di proseguire su questa linea, con un’attenzione particolare alla mobilità dolce e all’integrazione tra i parchi cittadini, come nel caso del progetto su via Birago, realizzato grazie al finanziamento del bando “Bici in città”, che collegherà i parchi di Sant’Anna e della Pescaia.

Anche dal fronte politico sono arrivati nuovi spunti. Il consigliere Leonardo Varasano (Progetto Perugia) ha chiesto l’integrazione delle rilevazioni sulla qualità dell’aria dell’Arpa, elemento utile per valutare gli effetti ambientali delle Zone 30. Dello stesso avviso Fabrizio Ferranti (Perugia per la sanità pubblica), che ha evidenziato come l’iniziativa debba rappresentare “un vero cambio di prospettiva”, con strade riqualificate e ripensate in funzione della sicurezza e della vivibilità.

Il progetto delle Zone 30 a Perugia si delinea quindi come una strategia strutturale e in continua evoluzione, in grado di coniugare mobilità sostenibile, tutela dell’ambiente e qualità urbana. La fase attuale, incentrata sul confronto con cittadini e realtà associative, potrebbe presto portare a una nuova mappa urbana condivisa, che includa anche i quartieri oggi rimasti esclusi.

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