Fine vita, Squarta (FdI): “L’appello di Laura Santi non cada nel vuoto, lo Stato non può restare inerte”

L'europarlamentare torna a parlare di eutanasia: “Non sono favorevole, ma il Parlamento deve agire con umanità”

Dopo la pubblicazione dell’appello video postumo di Laura Santi, che era affetta da una grave malattia neurodegenerativa, Marco Squarta, europarlamentare di Fratelli d’Italia, ha riacceso il dibattito politico e istituzionale sul tema del fine vita. Pur ribadendo la sua contrarietà all’eutanasia, Squarta invita il Parlamento ad affrontare il tema con senso di responsabilità e rispetto per la sofferenza altrui.

Nel suo intervento, diffuso tramite social, l’esponente di Fdi ha utilizzato toni forti per descrivere le condizioni in cui versano molti malati affetti da patologie irreversibili, come la SLA, sottolineando l’importanza di non trasformare il dolore in uno scontro ideologico. Il suo appello si inserisce in un momento in cui il tema dell’eutanasia è tornato al centro del dibattito pubblico, grazie proprio al coraggio e alla testimonianza di Laura Santi.

“Avete mai pensato cosa significhi vivere da svegli dentro un corpo che non risponde più?” ha scritto Squarta, dipingendo un quadro crudo ma realistico della quotidianità vissuta da chi affronta malattie incurabili. Il suo intervento, pur segnando una linea di continuità con le posizioni conservatrici in materia di fine vita, riconosce la complessità delle situazioni individuali e l’urgenza di una risposta istituzionale rispettosa della dignità umana.

Il riferimento centrale dell’intervento è la sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale, che ha introdotto la possibilità, in circostanze eccezionali, di escludere la punibilità per chi agevola il suicidio assistito. Squarta ha ricordato le quattro condizioni necessarie per l’applicabilità della norma:

  1. Presenza di una patologia irreversibile;

  2. Sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili;

  3. Capacità piena di intendere e volere da parte del paziente;

  4. Mantenimento in vita tramite trattamenti di sostegno vitale.

“La Corte ha aperto una strada stretta, non ideologica ma giusta”, ha dichiarato, sottolineando che ora spetta alla politica completare il percorso tracciato dai giudici. L’invito dell’eurodeputato è quello di togliere dall’ombra queste storie, garantendo tutele a chi oggi si sente invisibile. “Non è una battaglia politica, ma un tema che tocca la dignità delle persone più fragili”, ha concluso, rivolgendosi direttamente ai colleghi parlamentari e alla società civile.

La vicenda ha riportato con forza nel dibattito italiano la questione della regolamentazione del fine vita, in un contesto dove non esiste ancora una normativa compiuta e unitaria. La legge sul testamento biologico, approvata nel 2017, ha rappresentato un passo avanti, ma secondo molti esperti e associazioni rimangono ancora molte zone grigie.

Il richiamo di Squarta, pur nel solco di una posizione contraria all’eutanasia, si differenzia per l’appello al confronto privo di pregiudizi e alla costruzione di un quadro normativo che tenga conto della sofferenza reale e quotidiana. In questo senso, le sue parole sembrano cercare un terreno di dialogo, piuttosto che uno scontro politico.

La testimonianza di Laura Santi, accompagnata ora dalle parole di Squarta, sembra dunque destinata a riaccendere non solo l’attenzione pubblica ma anche il dibattito parlamentare. Il tema del fine vita, tra etica, diritto e umanità, torna così al centro dell’agenda politica nazionale.

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