Dopo dodici anni di processi e due condanne, è arrivata l’assoluzione piena per L.F., operaio edile oggi 61enne, accusato dalla ex moglie di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. La Corte di appello di Firenze ha chiuso il caso con una sentenza netta: “il fatto non sussiste”, ribaltando così i verdetti precedenti emessi a Perugia. Ne riferisce Il Messaggero
La vicenda giudiziaria ha avuto inizio nell’ottobre del 2012, quando la donna denunciò il marito, con cui era sposata dal 1985, sostenendo di aver subito minacce, umiliazioni e rapporti forzati fin dai primi anni del matrimonio, con un’intensificazione a partire dal 2008. Le accuse comprendevano anche presunti episodi di violenze fisiche e psicologiche, come minacce di sfregio al volto, di essere buttata dal balcone o colpita a coltellate.
In primo grado, nel 2019, il tribunale di Perugia aveva inflitto a L.F. una condanna a tre anni, dieci mesi e 15 giorni, mentre il figlio della coppia – anch’egli denunciato – era stato assolto. Una decisione confermata in appello nel 2021, anche se i reati di maltrattamenti erano nel frattempo caduti in prescrizione. La condanna per violenza sessuale rimaneva, però, ancora in piedi.
A quel punto, il difensore dell’uomo, decise di ricorrere in Cassazione, contestando la mancata ammissione di una consulenza tecnica che riteneva la donna affetta da disturbi emotivo-comportamentali rilevanti, con compromissione della capacità di testimoniare. Il ricorso sottolineava anche la contraddizione tra le accuse e le dichiarazioni del figlio minore, che aveva negato le violenze e che, dopo accertamenti psicologici, era stato affidato al padre.
La Corte di cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza con rinvio. Decisiva è stata l’analisi del comportamento della presunta vittima, ritenuto influenzato da “disturbi formali del pensiero” e da una tendenza a “fantasticherie autistiche”. Una condizione clinica che avrebbe dato forma a false percezioni e ricordi distorti, alla base delle gravi accuse mosse al marito.
La parola è così passata alla Corte di appello di Firenze, presieduta dal giudice Giampiero Borraccia, che ha valutato nel merito la vicenda. Nella sentenza si evidenzia come le condotte denunciate non risultino circostanziate, e che la testimonianza della donna non permetta di individuare singoli episodi di violenza. Il collegio ha inoltre rilevato l’assenza di qualunque verifica peritale sulla capacità della testimone, nonostante fosse stata richiesta dalla Suprema corte, rendendo così inattendibile l’intera ricostruzione accusatoria.
Con queste motivazioni, la Corte ha assolto L.F. con formula piena, ponendo fine a un incubo giudiziario lungo oltre un decennio. L’uomo, che ha sempre sostenuto la propria innocenza, ha appreso la notizia dell’assoluzione con incredulità, determinato ora a riabilitare pubblicamente la propria figura.