Lago Trasimeno, parte il campionamento delle acque di Montedoglio

A Tuoro avviata la sperimentazione per la reimmissione idrica. L’obiettivo: contrastare il calo dei livelli del lago con soluzioni basate su dati scientifici e tecnologie avanzate

È partito ufficialmente a Tuoro sul Trasimeno il primo campionamento sperimentale delle acque provenienti dalla diga di Montedoglio, tappa decisiva per l’attuazione del Piano operativo degli interventi per il lago Trasimeno, promosso dalla Regione Umbria in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia. L’obiettivo è contrastare le criticità idrometriche del lago, da anni afflitto da abbassamenti persistenti del livello dell’acqua, con conseguenze ambientali, economiche e turistiche.

“Un passo concreto verso la salvaguardia del nostro patrimonio lacustre”, ha commentato la presidente della Regione Stefania Proietti, sottolineando il valore strategico di un progetto che unisce istituzioni, ricerca scientifica e infrastrutture. L’intervento attuale si inserisce in una cornice di continuità: già nel 2024 un primo studio aveva evidenziato la necessità di monitorare eventuali contaminazioni e carichi solidi presenti nelle acque dell’invaso toscano.

Installato un impianto pilota per testare la filtrazione

A supporto delle attività è stato realizzato un impianto filtrante temporaneo adiacente all’impianto di potabilizzazione di Tuoro, pensato per trattare una portata sperimentale di 2-4 litri al secondo. Come ha spiegato l’ingegner Sandro Costantini, responsabile del Piano operativo, si tratta di una fase sperimentale indispensabile per validare la sicurezza e la qualità delle acque, in vista della futura attivazione dell’adduzione vera e propria al lago.

Il sistema utilizza materiali a fibra libera capaci di filtrare particelle fino a 10 micron, con riduttori di pressione per gestire la forza dell’acqua in arrivo da Montedoglio (fino a 10 bar). Le acque vengono campionate in tre punti distinti — a monte, a valle del filtro e nel flusso di controlavaggio — per permettere un’analisi completa dei parametri chimici, microbiologici e biologici.

Verso il rilascio autorizzativo e l’impianto definitivo

I campionamenti dureranno sei settimane, con un report intermedio previsto per agosto e un documento finale entro il 15 settembre, redatto dal dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università di Perugia. I dati raccolti saranno fondamentali per la progettazione esecutiva dell’impianto filtrante definitivo da installare presso il Fosso Paganico, oltre che per la redazione della VINCA (Valutazione d’Incidenza Ambientale), passaggio obbligato per l’autorizzazione finale.

Il contesto normativo e istituzionale

Il progetto si sviluppa all’interno del Decreto Commissariale n. 22 del 17 aprile 2022, emanato dal commissario nazionale straordinario Nicola Dell’Acqua, con la Regione Umbria come soggetto attuatore. Lo scorso 7 giugno è stato inoltre firmato un accordo di programma interregionale che coinvolge Umbria, Toscana e le Autorità di bacino dell’Appennino Settentrionale e Centrale, aprendo ufficialmente alla possibilità di utilizzare l’acqua di Montedoglio anche per finalità ambientali, oltre che per l’irrigazione e la potabilizzazione.

“Un esempio virtuoso di cooperazione istituzionale”

L’assessore regionale Simona Meloni ha sottolineato l’importanza della sinergia tra enti pubblici e mondo accademico: “Remiamo tutti dalla stessa parte. Questa iniziativa dimostra come la collaborazione istituzionale possa produrre risultati concreti”. Grazie alla scienza e alla tecnologia, ha aggiunto, “siamo oggi in grado di prendere decisioni basate sui dati, garantendo interventi efficaci e sostenibili per il Trasimeno”.

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