Cooperazione sociale, in Umbria impiegate oltre 1000 persone svantaggiate

Alla tappa umbra degli Stati generali, Legacoopsociali lancia proposte per rafforzare diritti, occupazione e servizi alla persona

Ripartire dal lavoro sociale, dall’inclusione lavorativa e da un welfare partecipato: questa la sintesi emersa dalla tappa umbra degli Stati generali della cooperazione sociale, promossi da Legacoopsociali e svoltisi a Perugia, presso il Post – Museo della scienza. Un appuntamento che ha visto il mondo cooperativo ribadire il proprio ruolo centrale nel garantire diritti, servizi e sviluppo comunitario, in un momento storico in cui – è stato più volte sottolineato – “l’Europa guarda altrove”.

“Le cooperative sociali – ha spiegato Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – non sono imprese con un po’ di sociale, ma organizzazioni nate cinquant’anni fa per garantire diritti alle persone fragili, con l’ambizione di trasformare la società”. Attualmente, ha ricordato, in Umbria operano 280 cooperative sociali che danno lavoro a circa 9.000 persone, di cui oltre 1.000 con disabilità o in condizione di svantaggio.

Durante l’incontro sono state presentate tre proposte operative che puntano a rilanciare il settore, tra cui l’applicazione concreta dell’articolo 14 della Legge Biagi per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità attraverso collaborazioni tra cooperative sociali e imprese. “In Emilia-Romagna – ha detto Bernardoni – ci sono più di 300 collaborazioni attive e 500 persone con disabilità assunte: un modello che può essere replicato anche in Umbria”.

Altra proposta chiave riguarda il superamento della logica puramente mercatista nel welfare, per adottare invece strumenti di amministrazione condivisa che valorizzino la partecipazione attiva delle comunità. “In Umbria esistono già buone pratiche, possiamo diventare un modello nazionale”, ha sottolineato Bernardoni, che ha anche proposto la creazione di un osservatorio open access sulle gare pubbliche, per rendere più trasparente e accessibile la domanda pubblica, “una leva che vale l’11% del Pil”.

Danilo Valenti, presidente di Legacoop Umbria, ha aggiunto: “La cooperazione sociale nel nostro territorio da tempo fornisce servizi alla persona e sociali di alta qualità. Abbiamo investito in innovazione per rispondere in modo sempre più efficace alle esigenze dei cittadini. Ma oggi l’Europa sembra guardare altrove: basti pensare al miliardo di euro stanziato per la difesa, che rischia di sottrarre risorse al welfare”.

Il confronto ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti istituzionali e del mondo produttivo, tra cui Francesco De Rebotti (assessore regionale allo sviluppo economico), Fabio Barcaioli (welfare), Riccardo Vescovi (vicepresidente della Provincia di Perugia), Francesca Tizi (assessora comunale), Simone Cascioli (Confindustria Umbria), Andrea Sisti (Anci), Massimo Rolla (garante disabilità), Luca Simonetti e Fabrizio Ricci.

Tre i panel principali dell’evento. Il primo si è focalizzato sulle reti tra cooperative e imprese tradizionali per l’inclusione lavorativa, mentre nel secondo si è discusso della costruzione di un nuovo welfare partecipato, valorizzando strumenti come i patti di collaborazione, la coprogettazione e i piani sociali di zona. Il terzo ha evidenziato l’urgenza di attuare concretamente le riforme regionali votate all’unanimità nel 2023 e 2024.

“I nostri Stati generali – ha affermato Massimo Ascari, presidente nazionale di Legacoopsociali – sono un percorso partecipato, che serve a riempire la nostra agenda politica di contenuti e a dare voce alle realtà più autentiche del nostro settore. Vogliamo che da questo cammino nasca un manifesto politico con proposte concrete per le istituzioni. In un momento in cui fragilità e povertà emergono con forza, dobbiamo costruire un welfare che non perda la sua dimensione universalistica”.

La giornata si è conclusa con un appello a riconoscere il valore del lavoro sociale, sia sotto il profilo economico che simbolico, e con la consapevolezza che oggi più che mai servono alleanze tra enti, imprese, cooperative e cittadini, per costruire un sistema di welfare accessibile, sostenibile e fondato sulla dignità delle persone e dei territori.

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