“Ogni mattina è un bollettino di guerra”, raccontano con voce rotta alcuni allevatori umbri, riassumendo così la drammaticità dell’emergenza lingua blu che sta devastando l’intero comparto ovino della Valnerina e delle aree interne dello Spoletino. L’epidemia di bluetongue – una malattia virale trasmessa da insetti – sta decimando le greggi, con decine di capi morti o infetti ogni giorno.
Il contagio, secondo le testimonianze raccolte, si è già esteso da Baiano a Monteleone di Spoleto, da Sellano a Vallo di Nera fino a Colfiorito, coinvolgendo almeno una ventina di allevatori. “Vediamo morire i nostri animali dopo giorni di agonia, aiutateci”, è l’appello disperato che arriva dalla zona montana, dove molti preferiscono non esporsi pubblicamente per timore di ripercussioni economiche sulle piccole aziende familiari.
“Non riesco più a mangiare dal terrore”, confida un pastore di Vallo di Nera. “Ho perso dieci pecore, ne ho altre quindici malate, ogni giorno ne troviamo una nuova con sintomi. Le vediamo gonfiarsi, soffrire, e non possiamo fare nulla”. Il dolore è condiviso e rimbalzato tra le comunità rurali, dove gli allevatori si tengono in contatto per monitorare la diffusione del virus. “L’epidemia si sta diffondendo a macchia d’olio”, denunciano.
La febbre catarrale degli ovini (bluetongue) è una patologia non trasmissibile all’uomo ma altamente letale per ovini e caprini. Provoca febbre, cianosi della lingua, ulcere, abbattimento fisico e spesso la morte. Le alte temperature, favorite dal cambiamento climatico, creano un habitat favorevole per gli insetti vettori, simili a zanzare, che trasmettono il virus da animale ad animale.
Fino a pochi mesi fa l’Umbria sembrava ai margini della crisi, ma ora il contagio ha raggiunto livelli preoccupanti. La situazione ricorda quella già esplosa in Sardegna, dove oltre 75.000 capi ovini sono morti e si contano più di 4.000 focolai. Anche Lombardia, Liguria, Toscana, Piemonte e Calabria sono coinvolte, con zone di restrizione attive e movimenti zootecnici bloccati.
I pastori umbri chiedono interventi immediati e concreti, non solo vaccini ma anche sostegno economico. “Stiamo affrontando da soli anche i costi per lo smaltimento delle carcasse – spiegano –, senza nessun rimborso, e non possiamo permetterci di acquistare nuovi animali. Le nostre aziende rischiano il collasso”. Le campagne di vaccinazione non riescono infatti a coprire tutti i diversi sierotipi del virus attualmente in circolazione, e le disinfestazioni appaiono come un intervento fondamentale per contenere la diffusione.
Le associazioni di categoria chiedono alla Regione Umbria di attivarsi con urgenza per supportare gli allevatori con indennizzi rapidi, rimborsi per i capi perduti e fondi per acquistare repellenti da utilizzare nei pascoli. “Serve un piano straordinario – dicono dal mondo agricolo – che preveda disinfestazioni mirate, sostegni diretti e meno burocrazia per fronteggiare un nemico che corre più veloce dei nostri interventi”.
Al momento non sono state diffuse cifre ufficiali sui capi infetti in Umbria, ma le segnalazioni si moltiplicano ogni giorno, rendendo urgente una risposta istituzionale coordinata. Intanto, nei pascoli della Valnerina, i pastori continuano a lottare con i pochi mezzi a disposizione: “Le nostre attività rischiano di scomparire e nessuno sembra rendersi conto della gravità della situazione”.