Tasse, sanità e cittadini: a Perugia scintille in Consiglio Grande sulla manovra regionale

In Sala dei Notari cittadini, politici e associazioni si dividono tra sostegno e critiche alla nuova IRPEF decisa dalla Regione Umbria

Si è tenuto nel pomeriggio del 10 giugno, nella suggestiva cornice della Sala dei Notari di Palazzo dei Priori, il Consiglio Grande sulla manovra fiscale della Regione Umbria. Una seduta straordinaria del Consiglio comunale, aperta alla partecipazione dei cittadini, convocata «su richiesta di almeno un quinto dei consiglieri», come ha ricordato la presidente Elena Ranfa, che ha evidenziato come si tratti di un «momento di confronto previsto dallo Statuto per affrontare temi di particolare rilevanza per la vita cittadina».

Oltre 30 interventi: tra urgenza sanitaria e pressione fiscale

A prendere la parola, più di 30 tra cittadini, rappresentanti politici, sindacali e associativi, iscritti tramite piattaforma o direttamente in aula. Il tema centrale, che ha unito quasi tutti gli interventi, è stata la grave situazione dei conti della sanità regionale, descritta da molti come «sull’orlo del commissariamento».

Secondo Mario Tosti (coordinamento PD) e Paolo Sartoretti (Perugia per la sanità pubblica), la manovra rappresenta «un passaggio necessario ed equo per rimettere ordine nei conti pubblici», mentre Sveva Stancati (Sinistra Italiana) ha parlato di una «eredità pesante lasciata alla giunta regionale, la peggiore di sempre per le aziende sanitarie umbre».

Fabrizio Fratini (Spi-Cgil) ha ribadito la necessità di «una fiscalità progressiva in linea con l’articolo 53 della Costituzione», mentre Simone Pampanelli (Cgil Perugia) ha chiesto con forza «una vera battaglia sulla redistribuzione della ricchezza».

Anche Giuseppe Pennino (M5s) ha definito la manovra «necessaria e obbligatoria», parlando di un’azione coerente «con gli obiettivi normativi e la tutela della sanità pubblica», posizione condivisa da Matteo Severini (M5s) che ha auspicato «fiducia nella nuova giunta regionale».

Le critiche: “un colpo alla classe media”

Toni duri, invece, da parte dei consiglieri di centro-destra, che in una nota congiunta hanno parlato di un «Consiglio che si è trasformato in un momento di verità politica». Per l’opposizione, la manovra fiscale colpisce soprattutto «i lavoratori, le famiglie e i professionisti», con un’addizionale IRPEF arrivata fino al 3,63% per redditi superiori a 50.000 euro, e aumenti significativi anche tra i 28.000 e i 50.000 euro.

«Chi dovrebbe difendere il lavoro e la giustizia sociale ha invece scelto di schierarsi con chi impone nuovi carichi fiscali», si legge nel comunicato. Critiche anche all’impostazione ideologica della maggioranza, accusata di essere «scollegata dalla vita reale delle persone».

Valentina Vignaroli (Anima Perugia) ha invece difeso la manovra, definendo «apprezzabile il tentativo di salvaguardare le fasce più deboli attraverso esenzioni e detrazioni Irpef» e giudicando «ogni misura che protegge il reddito come segno di responsabilità politica e sociale».

Famiglie numerose e sindacati: “siamo stati ignorati”

Nel dibattito si è fatta sentire anche la voce delle famiglie numerose, che hanno denunciato di essere state «completamente ignorate da un sistema fiscale che non tiene conto delle reali necessità». L’UGL ha invece parlato di «criticità evidenti» nella manovra, ma ha anche proposto «alternative concrete» per evitare che «il peso fiscale ricada sempre sugli stessi».

Secondo Alessandra Lignani, «non si può dare la colpa solo all’emergenza Covid», ma è necessaria una «programmazione seria per garantire servizi efficienti». Per Simone Emili, infine, «è stato smarrito il senso profondo per cui il Consiglio Grande è stato convocato».

Una linea di demarcazione politica

Il Consiglio Grande ha tracciato una linea di demarcazione netta tra chi considera l’aumento delle imposte una necessità per salvaguardare i servizi pubblici e chi lo giudica un peso insostenibile per le famiglie e le imprese. «Ora è tutto più chiaro: chi sostiene questa manovra ha scelto da che parte stare. E non è dalla parte dei cittadini», hanno concluso i consiglieri di opposizione.

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