Lotta all’evasione fiscale, Perugia “ferma” da 4 anni. Due comuni altotiberini fra i virtuosi 2023

La classifica della Cgia di Mestre sui dati del Viminale: il Comune 64. in Italia fra i capoluoghi di provincia. Terni settantottesima e terzultima, gli altri a zero. Ma nell'ultima rilevazione spiccano altre tre realtà regionali, due delle quali in Alto Tevere

L’Umbria  non brilla nel contribuito alla lotta all’evasione fiscale. Secondo i dati del Ministero dell’Interno elaborati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, Terni si trova al 78. posto della classifica su 11 capoluoghi di provincia italiani in relazione alla partecipazione all’attività di accertamento fiscale e contributivo nell’anno 2023. Ai comuni l’agenzia delle entrate riconosce la metà di quanto accertato.

Terni è ferma ai 515 milioni ricevuti del 2016, mentre spicca un rotondo zero nel 2019, 2020, 2022 e 2023. Il dato è preoccupante perchè i comuni capoluogo che hanno ricevuto contributi sono solo 80: sotto Terni solo Nuoro e Cagliari. Tutti gli altri capoluoghi di provincia sono a zero.

Perugia fa poco meglio: è in posizione 64 con 4,3 milioni di euro nel 2016, 1859 nel 2019, 3420 nel 2020 e poi null’altro nelle ultime due sessioni.

Cifre bassissime comunque in tutta Italia e in continua discesa: 6 milioni complessivi recuperati nel 2023 e quindi la metà incassati dai comuni italiani. Una cifra, quella riconosciuta per il 2023, “insignificante”, visto che l’evasione fiscale è stimata in quasi 93 miliardi di euro all’anno. Dati, questi ultimi che, all’interno della Cgia hanno sollevato una riflessione. Sottolinea infatti l’ufficio studi degli artigiani mestrini come “Se a parole tutti si proclamano giustamente scandalizzati e pronti a contrastare ogni forma di evasione, nei fatti le cose stanno diversamente. Anche coloro che potrebbero intervenire per combatterla, persino “guadagnandoci” economicamente, fanno finta di
non vederla o, peggio ancora, visto che ci riferiamo a dei pubblici ufficiali, si girano dall’altra parte. Come, ad esempio, la quasi totalità dei Sindaci e degli amministratori comunali presenti nel nostro Paese”.

Il dato non lascia spazio a commenti: nel 2023 su 7900 comuni, solo 296 (il 3,7 percento) ha “segnalato” al fisco gli evasori. Sono solo tre i comuni umbri in questa classifica virtuosa: due nell’Altotevere ovvero Citerna (36. con 15, 3 milioni) e San Giustino (103, con 3,235 milioni) e uno in provincia di Terni ovvero Narni (620 milioni, 181.posto).

Detto questo la Cgia specifica che a volte le stesse amministrazioni non sono in grado di dare corso a questa funzione: “Le segnalazioni – spiega – devono essere puntuali, circostanziate e contenere i dati identificativi del soggetto a cui sono contestati gli ipotetici comportamenti evasivi ed elusivi. Non è sufficiente, quindi, indicare un
potenziale evasore esibendo motivazioni generiche. Inoltre, per redigere l’istruttoria che verrà poi inviata all’Agenzia delle Entrate è necessario che i Comuni dispongano di personale formato e qualificato a svolgere questa attività “investigativa”. Abilità, queste ultime, che un dipendente comunale le acquisisce solo attraverso la partecipazione a
un’attività formativa mirata e continuativa che dovrebbe essere tenuta proprio dall’Amministrazione finanziaria”.

Accanto a questo, accanto cioè ad una mancanza di personale specificamente formato, c’è anche il fatto che, come spiega Cgia “per molti sindaci scatenare una compagna contro gli evasori o gli abusivi potrebbe essere addirittura controproducente. In molte aree del Paese, infatti, il consenso politico a livello locale si “acquisisce” e si “consolida” anche “ignorando” questi reati; “consentendo”, ad esempio, a chi non ha una casa di costruirsene una abusivamente o a chi non ha un’occupazione stabile di “sopravvivere”,esercitando un’attività lavorativa irregolare”. Qui particolarmente il riferimento è al Sud, con molti comuni assenti da questa classifica.

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