Frammento dimenticato dopo l’intervento: due medici patteggiano alla Corte dei conti

Dopo un errore chirurgico non comunicato alla paziente, i responsabili accettano il patteggiamento per danno erariale indiretto

Giudice

Durante un’operazione al femore presso l’ospedale di Foligno nel 2006, la punta di un trapano chirurgico si spezzò, restando conficcata nel corpo della paziente senza che quest’ultima venisse informata. A distanza di anni, la vicenda ha portato due medici a patteggiare di fronte alla sezione giurisdizionale della Corte dei conti dell’Umbria, riconoscendo la propria corresponsabilità in un danno erariale.

L’intervento e l’errore taciuto

L’episodio risale al maggio 2006, quando una donna fu sottoposta a un intervento di osteosintesi al femore all’interno del reparto ortopedico dell’ospedale San Giovanni di Foligno. Durante la procedura, la punta di un trapano chirurgico di 2 mm si ruppe accidentalmente, restando nel collo femorale. Secondo quanto emerso in sede giudiziaria, i medici non solo non rimossero il frammento metallico, ma omisero anche di informare la paziente, che fu regolarmente dimessa.

Dolori cronici e diagnosi tardiva

Solo nel 2010, dopo quattro anni di dolori persistenti, la paziente si rivolse a un altro specialista, il quale rilevò la presenza del corpo estraneo. Il frammento metallico – erroneamente indicato come lungo 3 cm – impediva di eseguire risonanze magnetiche, fondamentali per monitorare eventuali danni ossei. La situazione clinica peggiorò fino al 2012, quando fu diagnosticata una necrosi della testa del femore. A quel punto, si rese necessaria una artroprotesi totale.

Un risarcimento parziale e la responsabilità dell’ente pubblico

Nel 2015, la paziente chiese un risarcimento all’Usl Umbria 2, che riconobbe una responsabilità parziale limitata a sei mesi di inabilità temporanea, motivata dal ritardo diagnostico causato dall’impossibilità di effettuare la risonanza e dall’omessa comunicazione iniziale. La controversia si chiuse nel 2018 con una transazione extragiudiziale da 8.000 euro.

Il giudizio della Corte dei conti e il patteggiamento

Dopo la transazione, la Procura regionale della Corte dei conti per l’Umbria avviò un procedimento nei confronti dei due medici, contestando un danno erariale indiretto. L’accusa riguardava l’onere economico sostenuto dall’amministrazione sanitaria a causa della condotta ritenuta negligente e omissiva dei professionisti.

Le somme inizialmente richieste ammontavano a 6.400 euro per uno dei medici e 800 euro per l’altro. Entrambi hanno chiesto il rito abbreviato, offrendo rispettivamente 2.880 euro e 380 euro. L’offerta è stata accolta dalla magistratura contabile, che ha così posto fine al procedimento.

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