Scuola, l’Umbria dice no al nuovo dimensionamento: “Non si taglia il futuro dei territori”

La Regione boccia il piano ministeriale per il 2026/2027: rischio chiusure nelle aree interne e montane. Barcaioli: "Pronti a ricorrere al TAR"

La Regione Umbria ha ribadito con fermezza la propria contrarietà alla proposta del Ministero dell’Istruzione sul nuovo dimensionamento scolastico previsto per l’anno 2026/2027. Dopo il voto negativo espresso in X Commissione Istruzione, Università e Ricerca, anche in sede di Conferenza Stato-Regioni l’Umbria si è unita ad altre sei Regioni nel respingere un piano che prevede l’ulteriore riduzione del numero delle autonomie scolastiche sul territorio.

Una scelta che penalizza le aree più fragili

Alla base del rifiuto c’è la consapevolezza che il criterio adottato dal Ministero — basato su parametri standardizzati e su dati previsionali anziché sugli iscritti reali — rischia di infliggere un colpo duro soprattutto alle aree interne e montane, già segnate da spopolamento e marginalizzazione. L’applicazione automatica delle soglie nazionali produrrebbe, secondo la Regione, tagli sproporzionati e penalizzanti rispetto alla realtà locale, dove spesso la scuola rappresenta l’unico presidio culturale e democratico ancora attivo.

“Dietro al linguaggio dei numeri si nasconde un taglio di opportunità educative”, ha dichiarato l’assessore regionale all’Istruzione Fabio Barcaioli, che ha parlato di un attacco non tanto alla burocrazia scolastica, quanto a “presidi di futuro” che garantiscono coesione sociale e diritto allo studio nei luoghi più isolati.

Nessun incremento previsto per l’Umbria

Anche l’aggiornamento dei dati demografici da parte del Ministero, che avrebbe potuto riequilibrare le cifre, non ha prodotto alcun miglioramento per l’Umbria. La proposta ministeriale conferma le 130 autonomie scolastiche previste nella versione precedente del piano, senza alcuna revisione al rialzo. Una situazione che appare ancor più iniqua se confrontata con l’aumento delle autonomie riconosciute ad altre regioni, dove invece sono stati accolti gli aggiornamenti demografici.

Pronta l’azione legale

Di fronte al mancato ascolto e alla rigidità del Ministero, la Regione non esclude il ricorso al TAR, per impugnare un decreto giudicato lesivo dell’autonomia locale e del diritto allo studio. “La scuola non è un capitolo di spesa da comprimere — ha sottolineato Barcaioli — ma un’infrastruttura civile da potenziare. Il nostro territorio ha bisogno di una scuola che rispecchi la sua geografia umana e non una logica centralistica che ignora le peculiarità dei territori”.

Un messaggio chiaro al Governo

“Non arretriamo di un passo”, è il messaggio finale dell’assessore, che ribadisce la volontà dell’Umbria di difendere il sistema scolastico regionale come elemento cardine per la crescita, l’uguaglianza e la coesione sociale. Per la giunta regionale, ogni istituto scolastico chiuso rappresenta “un pezzo di società che si indebolisce”, un arretramento che non può essere giustificato da mere esigenze di razionalizzazione numerica.

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