Violenza di genere, Sottani: “Attenzione al linguaggio, tutelare vittime vulnerabili”

Esperti del diritto, delle scienze sociali e della comunicazione si sono confrontati sul peso delle parole nei procedimenti giudiziari a tutela delle vittime vulnerabili

Il 22 maggio, a Palazzo Mauri di Spoleto, si è svolta una tavola rotonda dal titolo “Il ruolo del linguaggio nella rappresentazione della violenza di genere e nella tutela della vittima vulnerabile”, evento promosso dall’Osservatorio del linguaggio dei provvedimenti giudiziari della Procura Generale di Perugia e dall’Ordine degli Avvocati di Spoleto, in collaborazione con la Formazione Decentrata di Perugia. L’incontro si inserisce in un percorso formativo volto a promuovere un uso consapevole e rispettoso del linguaggio nei contesti giudiziari, soprattutto in casi di violenza domestica, sessuale e di genere.

Un linguaggio rispettoso per garantire giustizia

Patrizia Mattei, componente dell’Osservatorio, ha sottolineato il valore etico, comunicativo e giuridico delle parole nei procedimenti, illustrando l’importanza di una scrittura sobria e motivata, in linea con il documento “Note introduttive” presentato all’Università di Perugia nel 2022. Obiettivo: evitare stereotipi e costruire una cultura giuridica inclusiva.

Durante i saluti istituzionali, hanno preso parola Giovanni Maria Angelini Paroli (Comune di Spoleto), Claudio Cicchella (Procura di Spoleto), Tiziana Cugini (Scuola Superiore della Magistratura), e l’avv. Pietro Morichelli, presidente dell’Ordine degli Avvocati.

Un confronto tra competenze multidisciplinari

Moderata dalla sostituta procuratrice Michela Petrini, la tavola rotonda ha proposto una riflessione collettiva tra magistrati, avvocati, psicologi, sociolinguisti e neuropsichiatri, evidenziando come il linguaggio rappresenti una forma di responsabilità e debba adattarsi con rispetto e precisione nei confronti dei soggetti vulnerabili.

La Presidente del Tribunale di Spoleto, Claudia Matteini, ha evidenziato l’impatto del linguaggio nella percezione della vittima e l’importanza dell’empatia cognitiva nel valutare i casi. La professoressa Stefania Scaglione, sociolinguista, ha denunciato l’uso di stereotipi nei media e nella giustizia, sottolineando il ruolo del linguaggio nella costruzione simbolica e culturale della narrazione giuridica.

Vittimizzazione secondaria e linguaggio stereotipato

L’avv. Marta Maestripieri ha portato esempi concreti dell’impatto negativo che un linguaggio non fondato può avere nei processi, richiamando il rischio della vittimizzazione secondaria. Ha criticato l’uso di etichette diagnostiche prive di fondamento scientifico e la tendenza a rappresentazioni che influiscono sul giudizio e sull’equità.

Interventi significativi anche da parte di Laura Cesarini, neuropsichiatra infantile, e Valentina Bellini, psicologa e psicoterapeuta, che hanno illustrato le conseguenze psichiche e sociali delle violenze, con particolare attenzione ai minori vittime di “violenza assistita”.

Ascolto e linguaggio nelle aule di giustizia

La seconda parte dell’incontro si è concentrata sull’ascolto delle vittime. La giudice Alessandra Gatto ha illustrato lo statuto della filiazione e le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, ribadendo l’importanza di un ascolto calibrato sulle specificità del minore e supportato da un linguaggio rispettoso.

L’avv. Maestripieri ha evidenziato anche il valore del linguaggio paraverbale, mentre Marina Antonini, responsabile del Centro Antiviolenza “Crisalide”, ha raccontato il vissuto delle vittime nei procedimenti, sottolineando come la forma dei provvedimenti incida sull’autopercezione e sulla fiducia nel sistema giustizia.

Le parole come strumento di responsabilità e cura

In chiusura, il Procuratore Generale Sergio Sottani ha ricordato il ruolo chiave della polizia giudiziaria nel primo ascolto delle vittime. Ha auspicato che tutte le figure coinvolte adottino un linguaggio privo di pregiudizi e stereotipi, richiamando il pensiero di Jacques Lacan: “Il linguaggio non è mai di formazione, ma è sempre evocativo”, a sottolineare il potere delle parole di trasmettere non solo fatti, ma anche emozioni e significati profondi.

Sottani ha evidenziato che la prima forma di ascolto delle vittime di violenza di genere sia effettuata dalla polizia giudiziaria, evidenziando l’importanza del loro ruolo e la necessità di un loro coordinamento con gli altri attori del procedimento.
Inoltre, il procuratore generale ha auspicato che tutte le parti coinvolte facciano uso di un linguaggio che sia “appropriato, rispettoso e scevro da pregiudizi di qualunque natura”, evitando di ricorrere a formulazioni linguistiche stereotipate in relazione alle vittime di violenza sessuale, domestica e di genere e alle persone disabili, nonostante le oggettive difficoltà di adottare un eloquio completamente neutro.
Il procuratore generale ha infine posto attenzione sia al linguaggio inteso come responsabilità nella narrazione del fatto, che deve avvenire tramite un uso controllato delle parole in tutte le fasi del processo, sia al linguaggio come strumento di comunicazione, che deve essere espressione di empatia cognitiva ed emotiva.

A tal fine ha citato l’aforisma di Jacques Lacan “il linguaggio non è mai di formazione, ma è sempre evocativo” per evidenziare come il linguaggio non è solo un mezzo per comunicare informazioni in modo preciso e razionale, ma è anche uno strumento in grado di suscitare emozioni, evocare significati e immagini.

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