Caso Andrea Prospero, i genitori in procura: verso la chiusura delle indagini

I genitori di Andrea Prospero incontrano i magistrati a Perugia: si chiude l'inchiesta sull’istigazione al suicidio, ma nuove accuse e altri filoni sono in fase di sviluppo.

Una verità ancora sospesa, distante dall’ipotesi di suicidio inizialmente formulata. È questo lo scenario che si delinea a quasi quattro mesi dalla morte di Andrea Prospero, il diciannovenne abruzzese ritrovato senza vita in un appartamento del centro storico di Perugia. I genitori, Michele e Teresa Prospero, sono tornati in città per un incontro cruciale con la Procura, dove hanno parlato con il sostituto procuratore Annamaria Greco, ora co-titolare del fascicolo insieme al procuratore capo Raffaele Cantone.

La dinamica del decesso continua a sollevare interrogativi. Secondo gli inquirenti, Andrea sarebbe morto in seguito all’assunzione di un mix letale di ossicodone e ansiolitici. Ma i contorni di questa vicenda si stanno facendo più complessi: due i giovani coinvolti nelle indagini. Un diciottenne romano, finito agli arresti domiciliari a marzo con l’accusa di istigazione al suicidio, e un coetaneo di Afragola, indagato per cessione di sostanze stupefacenti.

Il primo sarebbe stato in contatto con Andrea tramite chat, seguendolo e assistendolo virtualmente nei momenti immediatamente precedenti alla morte. Il secondo, secondo l’accusa, avrebbe ceduto l’ossicodone che Prospero ha poi utilizzato per togliersi la vita. Tuttavia, la testimonianza di quest’ultimo apre ora la possibilità che il farmaco provenisse proprio dal giovane romano, ipotesi che potrebbe portare a una nuova contestazione per spaccio nei suoi confronti.

La Procura starebbe valutando il ricorso al giudizio immediato, segno che l’inchiesta sull’istigazione al suicidio sarebbe ormai prossima alla conclusione. Un segnale che denota la convinzione degli inquirenti sulla solidità delle prove raccolte in questa fase investigativa.

Parallelamente, rimane aperto un altro fronte: quello delle presunte truffe informatiche. Andrea sarebbe stato coinvolto, secondo gli investigatori, in una rete di illeciti via chat Telegram, legata a scambi di denaro sospetti. La polizia postale è attesa a breve con una dettagliata informativa che ricostruirà protagonisti, dinamiche e flussi economici delle operazioni. Questo segmento dell’inchiesta verrà con ogni probabilità smembrato e trasferito alle procure competenti, a seconda dei territori in cui si sono verificati gli episodi.

La famiglia di Andrea continua a cercare giustizia e verità, in un’indagine che, pur vicina alla sua prima conclusione, potrebbe aprire nuovi scenari giudiziari.

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