Fine vita, via alla raccolta firme in Umbria. Santi: “Non giudicate, cercate di capirmi”

Laura Santi, giornalista perugina affetta da sclerosi multipla avanzata, racconta su Facebook la sua scelta di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera e chiede comprensione e risposte alle istituzioni. L'associazione Coscioni lancia la raccolta firme

“Non giudicate ma cercate solo di comprendere”, scrive Laura Santi sulla sua pagina Facebook. La giornalista perugina, malata di una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, ha deciso di condividere pubblicamente la sua intenzione di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera, tramite una delle organizzazioni che offrono supporto a chi sceglie questa via. Le sue parole, cariche di lucidità e sofferenza, stanno scuotendo l’opinione pubblica e il dibattito sulle scelte di fine vita in Italia.

“Amici, molti di voi da ieri mi stanno chiedendo: c’è qualcosa che posso fare? C’è qualche problema che posso risolverti?”, scrive Santi. “Io vi ringrazio ma devo dirvi di no. Non mi offrite assistenza come alcuni fanno: allo stato attuale io sono piena di assistenza e cura. Come ho già detto, non è quello il motivo della mia scelta.” Il messaggio è chiaro: non si tratta di un abbandono, ma di una decisione maturata nel tempo, in condizioni fisiche e psicologiche al limite della sopportazione.

“Fa male lasciare la vita, perché di vita per me ce n’è una sola, e perché il mondo, con le sue bellezze e le sue ingiustizie, resta sempre interessante. Ma la vita là fuori, quella stessa vita che fa male lasciare, non è più per me.” Le parole di Laura descrivono una quotidianità fatta di dolore, alienazione, e isolamento, con un corpo che non risponde più e una mente che, seppur lucida, non riesce più a comunicare o partecipare alla realtà.

“Alcuni diranno: ‘Laura ha mollato’. Nulla di più sbagliato,” chiarisce. “Finché la malattia me l’ha consentito, pur con un corpo che se ne andava via pezzetto dopo pezzetto, io mi sono aggrappata alla vita coi denti e con le unghie. Ma oggi non ce la faccio più.”

Descrive una condizione estrema: “Una routine faticosa, dolorosa, alienante e vuota, una ripetizione ossessiva H24 su un corpo tetraplegico e pieno di dolori, sempre più spento, con sintomi sempre più crudeli, una mente lucida ma che non riesce più a mantenere le minime relazioni. Non più partecipare, non più interagire, non più esserci. Solo un peggioramento continuo.”

Il suo appello finale è un invito alla comprensione, ma anche un richiamo alle istituzioni:
“Non giudicate quindi, ma cercate solo di comprendere. Di comprendere, e di attivarvi perché le istituzioni mi diano una risposta e perché, in Italia, si dia una risposta a persone come me.”

L’intervento di Laura Santi riaccende il dibattito pubblico sul tema del suicidio assistito, della libertà di scelta e della necessità di una legislazione chiara e accessibile in Italia per chi si trova in condizioni simili. Le sue parole, intime e forti, richiamano non solo all’empatia, ma anche all’urgenza di riforme etiche e legislative che tengano conto del dolore reale, quotidiano e non delegabile, che alcune persone vivono in silenzio.

Via alla raccolta firme

Intanto l’associazione Luca Coscioni comunica che anche in Umbria “è pronta a dare il via alla raccolta firme per una legge regionale che disciplini le modalità applicative del diritto al suicidio assistito, ormai riconosciuto dalla nostra Corte costituzionale. Un diritto che è ancora difficile se non impossibile esercitare, come ci ha ricordato proprio in questi giorni la nostra consigliera generale Laura Santi. Per questo le Regioni, che hanno competenza in materia sanitaria, devono attivarsi e fare la loro parte, approvando norme che diano attuazione al diritto di tutti i cittadini. Se la politica non si muove tocca a noi attivarci, per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare. Inizieremo già nei prossimi giorni a raccogliere le firme, ad organizzare banchetti ed iniziative pubbliche anche con Marco Cappato”

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