L’Umbria, purtroppo, continua a occupare una posizione tra le più tristi del panorama nazionale in termini di morti sul lavoro. Secondo i dati aggiornati al 28 febbraio 2025, forniti dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, la regione è al secondo posto in Italia per numero di decessi sul lavoro, esclusi gli infortuni in itinere (cioè quelli verificatisi durante il tragitto casa-lavoro). Con 5 vittime su 373.057 occupati, l’incidenza dei decessi in Umbria per il 2025 si attesta a 13,4 morti ogni milione di lavoratori, un dato che mette in luce una situazione preoccupante, dato che l’Umbria contribuisce per il 5% al totale delle vittime sul lavoro registrate in Italia.
Il triste primato viene solo superato dalla Basilicata, che con un’incidenza di 15,2 (tre morti su 196.765 lavoratori), incide per il 3% sul totale nazionale. Dopo l’Umbria, al terzo posto si trova il Trentino-Alto Adige, seguito da Puglia, Liguria, Abruzzo, Calabria, Veneto e Toscana. In Friuli-Venezia Giulia, Molise e Valle d’Aosta, invece, non sono stati registrati casi di morti sul lavoro nel 2025.
A livello nazionale, nel mese di febbraio 2025, si sono verificati 101 infortuni mortali in occasione di lavoro e 37 in itinere. I settori più colpiti sono quelli dei trasporti e magazzinaggio e delle attività manifatturiere. Nonostante una lieve diminuzione complessiva delle denunce di infortunio rispetto all’anno precedente (-3,4%), il numero di decessi è in crescita, con un aumento del 16% rispetto al 2024.
Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio, ha espresso grande preoccupazione per il trend negativo: “Il dramma continua inesorabilmente. Nel primo bimestre del 2025 sono già 138 i decessi, 19 in più rispetto allo scorso anno. La situazione è allarmante, e il numero di morti è concentrato in alcune regioni, creando una zona rossa che interessa oltre un terzo della Penisola“, ha dichiarato Rossato, riferendosi alle regioni con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale. Tra queste, appunto, ci sono Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Puglia, Liguria, Abruzzo e Calabria.
In merito alle fasce di età, l’analisi evidenzia che i lavoratori più a rischio sono quelli ultrasessantacinquenni, con un’incidenza di 7,7 morti ogni milione di occupati, seguiti da quelli tra i 55 e i 64 anni (7,1) e 45-54 anni (4,4). La fascia di età più numerosa tra le vittime resta quella tra i 55 e i 64 anni, con 38 decessi su un totale di 101.
Un altro dato significativo riguarda la mortalità tra i lavoratori stranieri, che registrano un rischio più che doppio rispetto agli italiani: con 8,4 morti ogni milione di occupati contro i 3,7 degli italiani. A febbraio 2025, su 101 vittime totali, 21 erano stranieri.
Per quanto riguarda la tipologia degli infortuni, le attività manifatturiere e i trasporti e magazzinaggio sono i settori con il maggior numero di decessi, seguiti dalle costruzioni e dal commercio. Il martedì e il mercoledì sono i giorni più luttuosi della settimana, con una percentuale di 20,8% degli incidenti mortali.