Una svolta potenzialmente decisiva nelle indagini sull’omicidio di Laura Papadia, la 36enne uccisa a Foligno dal marito Nicola Gianluca Romita. Un cellulare è stato infatti ritrovato nel primo pomeriggio di ieri, durante le operazioni di ricerca sotto il Ponte delle Torri di Spoleto, nei pressi del torrente Tessino, attualmente in secca. Il ritrovamento è avvenuto intorno alle 13.30, al secondo giorno di perlustrazione, e potrebbe appartenere al 48enne che, dopo aver confessato l’omicidio, aveva minacciato il suicidio proprio da quel luogo simbolo della città.
Le ricerche erano state disposte dalla Procura di Spoleto, con il coordinamento in piazzale Roma, e hanno coinvolto vigili del fuoco, agenti di polizia e volontari della Protezione civile. La zona di perlustrazione – un’area di circa 2.500 metri quadrati coperta da un fitto strato di edera e disseminata di rifiuti – si è rivelata estremamente complessa da esplorare, rendendo difficoltoso anche l’uso di strumenti elettronici. Nonostante ciò, un telefono è stato rinvenuto dal lato opposto rispetto alla finestrella da cui Romita sarebbe stato visto lanciare il suo smartphone.
Secondo gli investigatori, non ci sarebbero dubbi sul fatto che Romita abbia gettato il cellulare, subito dopo l’omicidio della moglie. A confermarlo sarebbe stato l’agente di polizia che, mercoledì scorso, lo ha convinto a non togliersi la vita, ma anche immagini video, la cui provenienza non è ancora chiara: si ipotizza possano derivare dalle telecamere di sorveglianza del municipio, recentemente installate, oppure da una ripresa effettuata da un passante.
Se il cellulare risultasse effettivamente essere quello di Romita, verrà sottoposto a esami forensi approfonditi: smartphone e dispositivi elettronici rappresentano strumenti chiave nelle indagini, specialmente in un caso come questo, in cui l’indagato ha fornito una ricostruzione parziale e lacunosa. Romita ha infatti ammesso l’omicidio della moglie, avvenuto nell’abitazione di via Porta Fuga, ma ha dichiarato di non ricordare cosa sia successo quella mattina. Ha parlato di una crisi coniugale legata al desiderio di maternità espresso dalla moglie, che lui non condivideva, ma la sua versione non ha convinto pienamente gli inquirenti, che non escludono la premeditazione del femminicidio.
Alcuni elementi rafforzano i sospetti: nella casa dove è avvenuto il delitto sono stati trovati 7.000 euro in contanti, che Romita ha definito di sua proprietà, e una richiesta di ferie di 30 giorni presentata poco prima dell’omicidio, poi annullata senza apparente motivo. Gli inquirenti stanno valutando se il 48enne avesse pianificato una fuga.