Il buco nero della sanità perugina: oltre 80 milioni di passivo in 4 anni

L’analisi dei conti da parte dell’advisor indipendente Kpmg commissionata dalla Regione è impietosa e punisce l'ospedale di Perugia e la Asl Umbria 1. Duro scontro a Palazzo Cesaroni

La sanità perugina: un tracollo in soli 4 anni. L’analisi dei conti delle quattro realtà sanitarie umbrie (due aziende ospedaliere ed altrettante Asl) da parte dell’advisor indipendente Kpmg commissionata dalla Regione è impietosa e punisce l’ospedale di perugia e la Asl Umbria 1.

In particolare il Santa Maria della Misericordia, passa dal rosso di 31.565.825 euro del 2020 al  -47.880.726,24  del 2024. Un dato, va detto per completezza che sale e scende ma che comunque resta fortemente in rosso.

Stessi dati neri per Asl Umbria 1 che va da 11.048.188 in passivo del 2020 ai -75.015.934,44 del 2024.Lo stesso discasi per la Asl umbria 2 (che parte da Terni ma estende fino a Foligno e Spoleto): il dato qui è dal 2020, quando segna già un rosso di 13.940.927 euro con dati drammatici negli ultimi tre anni fino ad arrivare, nel 2024 ad un passivo di 108.056.073,80 euro. Complessivamente si va dal -42.600.000 euro di passivo del 2020 al – 122.896.660 del 2024. Dati che uniti a quelli di Terni contribuiscono a far segnare il buco complessivo di 243 milioni su base regionale.

Il daibattito si è ovviamente innescato in consiglio regionale, col centrosinistra che rilancia sulla malagestione Tesei: “Questo enorme buco di bilancio non ha portato alcun miglioramento per i cittadini- scrive il consigliere M5S Luca Simonetti -le liste d’attesa restano interminabili, gli stipendi degli operatori sanitari non hanno visto aumenti dignitosi, la qualità dell’assistenza continua a peggiorare. In questi anni, gli umbri che hanno avuto bisogno di cure hanno dovuto pagare di tasca propria, rivolgendosi sempre più spesso ai privati e finendo per sostenere la sanità due volte: prima con le tasse, poi con visite e interventi a pagamento. A guidare questo disastro c’è sempre il centrodestra. I numeri parlano chiaro: la voragine c’è e non è nata per caso. Ora qualcuno deve risponderne”. Il gruppo Pd accusa la giunta Tesei di aver distrutto un sistema che era un modello di efficienza: “La sanità è passata dall’attivo al passivo, la mobilità è diventata solo in uscita e i servizi sono crollati»”. Fabrizio Ricci di Avs parla di “sistema pubblico indebolito a vantaggio dei privati”

L’assessore Fabio Barcaioli fa loro sponda: “Non solo il deficit è esploso, ma il servizio sanitario è stato lasciato in condizioni critiche con liste d’attesa insostenibili, pronto soccorso sotto pressione, mobilità passiva in forte aumento. L’Umbria, un tempo modello di efficienza, oggi è la regione con la peggiore crescita della mobilità passiva a livello nazionale, con un incremento del 23,9 per cento dei costi per le cure fuori regione”.

“Il Ministero dell’Economia e delle Finanze aveva già segnalato le gravi criticità della sanità umbra nel 2021 e nel 2022 – prosegue Barcaioli – richiamando la Regione alla necessità di un intervento strutturale. Nonostante questo, la giunta precedente ha ignorato gli allarmi, preferendo coprire i buchi con risorse straordinarie e una gestione contabile discutibile. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Nel 2024 il Mef ha certificato ulteriori irregolarità per 39 milioni di euro, lasciando sulle spalle della nuova amministrazione un’eredità ancora più pesante”.

Il centrodestra risponde compatto con una nota, parlando ancora una volta di “mistificazioni della sinistra”: “I 240 milioni – scrivono in una nota congiunta – sono un dato parziale, compensato da 153 milioni positivi: il disavanzo finale della sanità umbra è di circa 90 milioni, in linea con i bilanci regionali dal 2017. Le minoranza in particolare accusano la presidente Proietti di diffondere cifre senza chiarezza sull’elaborazione dei dati. L’ultimo atto ufficiale della Regione attesta un disavanzo di 40 milioni nel 2024, coerente con il passato e meno grave rispetto ad altre realtà”. E rilanciano il tema della pandramia: “90 milioni di fondi Covid non sono mai arrivati, dal 2019 abbiamo ereditato oltre 100 milioni di debito sanitario (il dato però dice diversamente, il primo rosso è del 2020 ndr). Le cifre diffuse sembrano la somma dei disavanzi storici delle aziende sanitarie, non un buco di bilancio. Ogni anno il disavanzo è stato ripianato e certificato dal Mef. Proietti usa questi numeri per giustificare tagli alla sanità e aumenti Irpef, mai avvenuti prima”.

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