Negli ultimi tre anni, nelle carceri dell’Umbria, sono stati sequestrati 209 telefoni cellulari, con un incremento progressivo del fenomeno. A lanciare l’allarme è il procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, che ha evidenziato la criticità della situazione e il pericolo derivante dall’uso illecito dei dispositivi da parte dei detenuti.
Telefoni nei penitenziari: un rischio crescente
Dai dati forniti dalla Procura generale, emerge che la maggior parte dei telefoni sequestrati è stata trovata in possesso di detenuti italiani appartenenti al circuito di alta sicurezza. Alcuni dispositivi, invece, sono stati rinvenuti in spazi comuni o all’esterno delle strutture carcerarie, lasciando ipotizzare che fossero destinati a essere introdotti illegalmente all’interno degli istituti.
L’incremento di questo fenomeno desta particolare preoccupazione perché i telefoni cellulari consentono ai detenuti di mantenere contatti illeciti con l’esterno e proseguire attività criminali anche dietro le sbarre.
Indagini e preoccupazioni della magistratura
Nel 2022, un’indagine condotta su richiesta della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo aveva già messo in luce il problema. Tuttavia, secondo il procuratore Sottani, negli ultimi anni la diffusione dei dispositivi è aumentata in modo significativo, rappresentando una minaccia sempre più grave per la sicurezza interna e per il contrasto alla criminalità organizzata.
I vertici della magistratura, tra cui i procuratori generale e del distretto, hanno espresso una forte preoccupazione, annunciando un’intensificazione dei controlli e delle azioni per arginare questo fenomeno.
Possibili contromisure per contrastare il problema
L’introduzione illegale di telefoni nelle carceri compromette la sicurezza degli istituti e l’efficacia del sistema penitenziario. Per questo, le autorità stanno valutando l’adozione di misure più stringenti, come l’introduzione di strumenti di rilevamento avanzati e il potenziamento dei controlli sugli ingressi e sulle aree esterne.