Spoleto, violenza al carcere: detenuto per mafia tenta di colpire medico di guardia

Un detenuto ha tentato di aggredire un medico, ferito un agente della polizia penitenziaria. Il sindacato denuncia il sovraffollamento e la carenza di personale.

Un grave episodio di violenza si è verificato ieri mattina presso la Casa di Reclusione di Spoleto, dove un detenuto recluso per reati di mafia ha tentato di colpire il medico di guardia in servizio nell’infermeria dell’istituto. L’intervento del personale di polizia penitenziaria ha evitato il peggio, ma nel tentativo di bloccare l’aggressore un sottufficiale è stato scaraventato a terra con violenza, riportando lesioni che hanno richiesto immediate cure mediche. La prognosi è di sette giorni.

L’episodio si inserisce in un contesto già critico, caratterizzato da sovraffollamento e carenza di organico, problemi che da tempo affliggono il sistema penitenziario italiano. La decisione di trasferire a Spoleto detenuti particolarmente pericolosi, provenienti da altre strutture, ha ulteriormente aggravato la situazione, aumentando i rischi per il personale.

Il SAPPE (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria) ha espresso solidarietà al collega ferito e alla sua famiglia, chiedendo interventi urgenti per garantire condizioni di sicurezza adeguate all’interno della struttura. “Non si può continuare a sacrificare la sicurezza del personale penitenziario a causa di scelte gestionali inefficaci”, afferma il sindacato, che sollecita azioni immediate per evitare il ripetersi di simili episodi.

Il SAPPE avanza tre richieste precise:

  1. Trasferimento immediato del detenuto responsabile in un istituto geograficamente disagiato, come misura punitiva e deterrente.
  2. Piano straordinario di assunzioni per colmare la grave carenza di agenti penitenziari.
  3. Revisione delle assegnazioni dei detenuti, evitando la concentrazione di soggetti ad alta pericolosità in un’unica struttura.

Il sindacato ribadisce la necessità di interventi strutturali e concreti per risolvere i problemi cronici delle carceri italiane. “È ora di agire con determinazione”, conclude il SAPPE, chiedendo risposte rapide da parte delle istituzioni competenti.

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