Economia umbra a rischio stagnazione, Cna: “Regione non più attrattiva, serve una svolta”

La CNA Umbria presenta uno studio sull’andamento economico regionale: servono interventi urgenti per sostenere le imprese, creare lavoro qualificato e promuovere l’indipendenza energetica.

L’Umbria sta attraversando un periodo di bassa crescita economica che impone una riflessione sul futuro della regione. È quanto emerge dalla ricerca commissionata da CNA Umbria al centro studi Sintesi, che ha analizzato l’andamento dell’economia locale negli ultimi cinque anni e fornito le prime proiezioni per il 2025.

Secondo Michele Carloni, presidente della CNA Umbria, “bisogna prendere atto che l’Umbria non è più attrattiva. Se vogliamo imprimere una svolta a un trend che vede l’economia regionale sostanzialmente stagnante, bisogna lavorare alla creazione di lavoro qualificato per i giovani, soprattutto quelli ad alta scolarizzazione, sostenere le imprese nella ricerca di nuovi mercati e nell’accesso al credito e migliorare la competitività territoriale, anche attraverso la promozione dell’indipendenza energetica”.

Un quadro economico poco incoraggiante

I risultati dello studio rivelano una crescita del Pil regionale pari all’1,1% nel quinquennio 2019-2024, un dato che riflette un recupero post-Covid ma anche una recente frenata dell’economia. Sul fronte degli investimenti, dopo un incremento del 38%, nel 2023 si è registrata una crescita modesta dello 0,6%, mentre per il 2025 si prevede addirittura una contrazione dello 0,6%. Anche i consumi delle famiglie sono in difficoltà: nel 2024 sono cresciuti solo dello 0,4%, e nel 2025 la ripresa prevista è di appena l’1%.

Un segnale positivo arriva dall’occupazione: nel 2024 si contano 14mila lavoratori in più rispetto al 2019, con una crescita importante nell’industria (+13%), nelle costruzioni (+17%) e nel commercio (+7%). Tuttavia, il numero delle imprese è in calo, con una perdita del 2,6%, pari a circa 2mila unità, che raggiunge il 4,8% tra le aziende artigiane.

Settori in crisi e punti di forza

Alcuni comparti hanno sofferto particolarmente. Il commercio, l’agricoltura, la manifattura, i trasporti e persino il settore delle costruzioni hanno registrato contrazioni. Sul fronte del credito, le piccole e micro imprese hanno visto una riduzione del 24% nei prestiti ricevuti, con un calo dell’8,9% nel solo 2024. L’80% del credito erogato è andato alle imprese con più di 20 dipendenti, penalizzando le realtà minori.

Tuttavia, ci sono anche dati incoraggianti: il turismo nel 2024 ha superato del 16% i livelli pre-pandemia, con una crescita del 6% rispetto al 2023 e un aumento del 10% dei visitatori stranieri. Anche l’export ha registrato una crescita del 39% dal 2019 al 2024, ben superiore alla media nazionale (+30%), con una sola flessione nel 2023, dovuta al calo della metallurgia di Terni.

Proposte per il rilancio dell’Umbria

Secondo Roberto Giannangeli, direttore di CNA Umbria, i dati mostrano che “nonostante le imprese abbiano investito in nuovi processi produttivi, ricerca e fonti rinnovabili, l’economia umbra fatica a tenere il passo con il cambiamento continuo che caratterizza la nostra epoca. Ma il problema non è solo locale: l’Italia soffre per il peso del debito pubblico e l’Europa appare sempre più debole di fronte ai grandi scontri geopolitici”.

Per rilanciare la crescita, secondo Michele Carloni, servono misure mirate: sostegno all’internazionalizzazione, attraverso bandi che favoriscano la partecipazione delle Pmi umbre alle fiere internazionali, incentivi per la competitività territoriale, e un’azione concreta sulla transizione energetica. “Crediamo che l’autoproduzione di energia e le comunità energetiche rinnovabili possano rappresentare un volano per la crescita e la creazione di lavoro qualificato”, ha dichiarato Carloni, chiedendo alla Regione nuovi incentivi per le comunità energetiche nei Comuni sopra i 5mila abitanti, attualmente esclusi dai finanziamenti del PNRR.

Infine, un altro nodo cruciale è il credito alle piccole imprese. “Servono misure per facilitare l’accesso al credito non solo per investimenti, ma anche per la liquidità necessaria a superare le difficoltà quotidiane”, ha concluso Carloni. Solo con interventi mirati sarà possibile contrastare il calo della natalità e rendere l’Umbria più attrattiva per i giovani e le imprese.

Le prime risposte istituzionali

Alla presentazione della ricerca ha partecipato anche Francesco De Rebotti, neo assessore allo sviluppo economico, che ha annunciato l’intenzione di avviare un tavolo di confronto tra Regione e forze sociali. Ha inoltre anticipato nuove misure per il sostegno alle imprese, con particolare attenzione all’internazionalizzazione e alla transizione energetica.

I prossimi mesi saranno decisivi per capire se l’Umbria saprà invertire la rotta e tornare a essere un territorio competitivo e attrattivo, capace di offrire opportunità di crescita e sviluppo sostenibile.

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