Nel 2025 il Pil dell’Umbria crescerà solo dello 0,24%, secondo il rapporto Svimez, segnando una delle peggiori performance a livello nazionale. Peggio farà solo la Valle d’Aosta (-0,16%). L’analisi evidenzia un generale rallentamento economico che colpisce in particolare la regione, con una crescita ben al di sotto della media nazionale (0,7%) e di quella del Centro Italia.
Nel 2024, l’Umbria aveva registrato un aumento del Pil dell’1,2%, tra i migliori in Italia dopo Toscana e Sardegna (1,5%). Tuttavia, guardando al periodo 2019-2023, il Pil umbro ha subito un arretramento complessivo del 2,5%, segno di una difficoltà strutturale.
Consumi e occupazione: segnali contrastanti
Le previsioni Svimez stimano un aumento dei consumi delle famiglie umbre dell’1,05% nel 2025, inferiore alla media del Centro Italia (1,4%). Tuttavia, un dato positivo arriva dal mercato del lavoro: nei primi tre trimestri del 2024, l’occupazione è cresciuta del 3,1%, con 11.300 nuovi lavoratori. Tra questi, 4.600 sono dipendenti (+1,6%) e 6.700 sono indipendenti (+8,8%), segnando la seconda crescita più alta in Italia per questa categoria.
Settore industriale in crisi
L’industria umbra vive un momento difficile: nei primi nove mesi del 2024, la forza lavoro nel comparto è calata dell’8,5% rispetto al 2023, uno dei peggiori dati nazionali dopo la Campania (-8,9%). L’Umbria è tra le nove regioni italiane che hanno registrato un calo significativo dell’occupazione industriale, mentre a livello nazionale il settore è rimasto sostanzialmente stabile.
Con oltre il 20% degli occupati umbri impiegati nell’industria, il ridimensionamento del settore rappresenta un segnale preoccupante per l’economia regionale. Le incertezze sulle politiche commerciali internazionali, come quelle annunciate dagli Stati Uniti, potrebbero aggravare ulteriormente la situazione.
Nonostante la crescita dell’occupazione complessiva, l’Umbria si trova ad affrontare una fase di forte rallentamento economico, con un settore industriale in difficoltà e consumi ancora deboli. La sfida sarà invertire questa tendenza nei prossimi anni, puntando su settori emergenti e politiche di sviluppo più efficaci.