Condanna a otto mesi per l’aggressione ai poliziotti, ma torna libero

Il tribunale di Perugia ha condannato l'uomo a otto mesi di reclusione e a un risarcimento di 2.300 euro

Il 41enne tunisino, arrestato lo scorso dicembre per aver aggredito due poliziotti alla stazione di Città di Castello, è stato rilasciato nonostante la condanna a otto mesi di carcere. Il tribunale di Perugia ha emesso la sentenza, prevedendo anche un risarcimento di 2.300 euro. L’uomo, che si trovava agli arresti domiciliari, ha ottenuto la libertà immediata. Lo riporta Umbria 24.

La decisione del giudice arriva dopo che un coimputato, un cittadino peruviano coinvolto nell’episodio, ha patteggiato una pena di un anno di reclusione pochi giorni fa. La Procura aveva richiesto per il tunisino una condanna di un anno, mentre la parte civile aveva avanzato una richiesta di risarcimento pari a 110.000 euro, poi ridotta nella sentenza finale.

Le accuse e il video dell’aggressione

L’episodio ha destato scalpore a livello nazionale anche a causa della diffusione di un video registrato da un passante, che mostra l’aggressione ai danni degli agenti. L’uomo è stato accusato di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, con l’accusa di aver utilizzato violenza e minacce nei confronti delle forze dell’ordine durante un controllo. Secondo la ricostruzione della Procura, l’aggressore avrebbe colpito l’auto della polizia con calci, pugni e sputi, chiamando in seguito un amico in suo soccorso.

Quest’ultimo, giunto sul posto in bicicletta elettrica, avrebbe investito volutamente uno degli agenti, contribuendo ad alimentare la tensione. Dopo essere stato immobilizzato e fatto salire a bordo della volante, il tunisino avrebbe continuato a colpire con calci e pugni il divisorio in plexiglas dell’auto di servizio, proferendo minacce.

Le minacce ai poliziotti e la difesa dell’imputato

Le accuse di oltraggio derivano anche dalle frasi offensive rivolte ai poliziotti durante l’episodio. L’uomo avrebbe pronunciato insulti e minacce, tra cui: «Sparo a te e alla tua famiglia, so dove abiti», offendendo l’onore degli agenti in presenza di più persone.

Secondo la difesa, rappresentata dall’avvocato Donatella Panzarola, l’imputato soffrirebbe di una patologia psichiatrica, in particolare un disturbo ciclotimico che influirebbe sul controllo degli impulsi. Il legale ha sottolineato che il suo assistito non era in stato di ebbrezza, ma affetto da problemi di natura psicologica.

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