Affitti brevi, a Perugia oltre il 40 percento delle strutture è irregolare

In Umbria, 2 locazioni turistiche su 5 sono prive del Codice Identificativo Nazionale. Controlli e sanzioni fino a 8.000 euro per chi non rispetta le normative.

A dieci giorni dall’entrata in vigore del decreto che impone a tutte le unità immobiliari destinate alla locazione turistica di munirsi del Codice Identificativo Nazionale (CIN) e di rispettare specifici requisiti di sicurezza, in Umbria si registra una situazione allarmante: circa 2 strutture su 5 (il 40%) risultano ancora irregolari. Questo dato supera nettamente la media nazionale, dove la proporzione scende a 1 struttura su 5.

Secondo i dati del Ministero del Turismo, su un totale di 8.337 strutture registrate in Umbria, ben 3.381 non hanno ancora richiesto il CIN. Questo rende la regione una delle meno conformi d’Italia, affiancata dal Friuli Venezia Giulia. Nelle province umbre la situazione è altrettanto preoccupante: a Perugia, su 6.658 strutture, 2.719 sono prive del codice identificativo, mentre a Terni, su 1.719 strutture, 701 risultano ancora irregolari.

Oltre a queste strutture registrate ma non conformi, c’è un ulteriore problema legato alle attività abusive, per le quali non esistono dati ufficiali, ma solo stime generiche.

Le autorità stanno intensificando i controlli, sia nelle grandi città che nei piccoli borghi, per verificare il rispetto delle normative. Secondo l’avvocato Gennaro Sposato di Rödl & Partner, le sanzioni per le irregolarità sono significative. Per chi non ha ancora richiesto il CIN, la multa può arrivare fino a 8.000 euro, mentre la mancata esposizione del codice comporta una sanzione che varia tra 500 e 5.000 euro.

Altre penalità riguardano i dispositivi di sicurezza obbligatori: l’assenza di estintori o rilevatori di fumo può costare fino a 6.000 euro, mentre ulteriori violazioni dei requisiti di sicurezza previsti dalle normative regionali o statali comportano multe proporzionate alla gravità dell’infrazione.

Le regioni meno virtuose

Accanto all’Umbria e al Friuli, altre regioni registrano percentuali di conformità inferiori alla media nazionale. Tra queste si trovano: Marche: 75% di regolarità su 9.895 unità registrate; Puglia con 37.559 strutture regolari; Abruzzo con 8.089 regolari; Liguria con  31.252 regolari; Calabria: 4.900; Lazio: 41.138; Piemonte 19.886.

Le regioni più virtuose

In contrasto, alcune regioni si distinguono per la loro puntualità nel rispettare le normative. Basilicata e Valle d’Aosta guidano la classifica delle regioni più virtuose: la Basilicata conta il 94% di strutture regolari (2.337 su 2.483); la Valle d’Aosta raggiunge il 90% di conformità, con 3.961 unità regolari.

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