“Ho ottenuto il via libera per accedere al suicidio assistito: la mia Asl e la mia regione hanno riconosciuto che soddisfo tutti i requisiti”, ha detto Laura Santi, giornalista perugina di 49 anni affetta da sclerosi multipla, durante un intervento al consiglio direttivo dell’associazione Luca Coscioni, il 20 dicembre a Roma. Tuttavia, il percorso per arrivare a questa approvazione è stato lungo e tortuoso.
L’ingiustizia delle disparità regionali
“In Italia, il diritto al fine vita è una vera e propria lotteria. L’esito dipende dalla regione in cui vivi, dalla disponibilità della tua Asl e dalla rapidità dei comitati etici. Chi ha i requisiti può ritrovarsi bloccato per mesi o anni, oppure costretto a cercare soluzioni all’estero, se può permetterselo”, ha spiegato Santi, che ha dovuto attendere un anno e mezzo prima di ottenere una risposta dalla sua Asl.
Nonostante il via libera, Laura Santi ha scelto di non procedere e di impegnarsi in una nuova missione: “Oggi scelgo di dedicarmi a una nuova battaglia: aiutare l’associazione Luca Coscioni con la campagna Liberi Subito, raccogliendo firme per ottenere una legge regionale sul fine vita, partendo dalla mia Umbria”.
Una legge per garantire tempi certi
Durante il suo intervento, Santi ha sottolineato l’importanza di un intervento legislativo per evitare lunghe attese e disparità di trattamento: “Una legge serve per garantire tempi e procedure certe, evitando lunghe attese e disparità. È il momento di superare questa ingiustizia e assicurare a tutti il diritto di decidere sul proprio fine vita con dignità e rispetto”.
Santi ha anche espresso fiducia nella presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, chiedendo un incontro: “Sono sicura che la presidente Proietti, da cattolica, abbia la pietas per i malati. Non si tratta di andare oltre quanto stabilito dalla Consulta, ma solo di dare tempi certi ai malati che già hanno questo diritto. Chiediamo una legge regionale migliorativa per evitare altri casi come il mio”.
L’impegno dell’associazione Luca Coscioni
Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, ha annunciato che un’altra persona ha ottenuto accesso al suicidio assistito, evidenziando come il lavoro di sensibilizzazione stia portando risultati. Tuttavia, Gallo e Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, non nascondono il pessimismo rispetto all’azione del Governo e del Parlamento: “Non ci aspettiamo nulla di buono da questo Governo sul fronte dei diritti civili. Ma non per questo restiamo inerti. Proseguiamo con disobbedienze civili e ricorsi giudiziari per affermare il rispetto delle libertà fondamentali”.
Cappato ha ribadito come il suicidio assistito sia una realtà giuridica in Italia: “Abbiamo dimostrato nei tribunali che il suicidio assistito è stato legalizzato in Italia e che le cure non possono essere imposte contro la volontà dei pazienti. Nessuna propaganda può cancellare questa realtà”.