Due pugni al volto della figlia per difendere la madre durante una lite familiare: una violenza che ha causato alla donna danni permanenti alla masticazione. Il tribunale di Perugia ha condannato il padre, un 70enne, a un anno di reclusione, mentre la figlia e l’ex moglie – inizialmente imputate per un intreccio di denunce – sono state assolte. Ne riferisce Il Messaggero
Una storia di conflitti familiari
La vicenda giudiziaria è l’ennesimo capitolo di una famiglia segnata da anni di liti legali e violenze domestiche. Il giudice Loretta Internò, oltre alla condanna per lesioni, ha trasmesso alla procura gli atti per il padre e per un’amica presente durante la lite del 2017, ipotizzando ulteriori reati come falsa testimonianza, favoreggiamento e calunnia.
La separazione tra i coniugi aveva già generato tensioni, aggravate da una decisione controversa: la casa coniugale era stata assegnata al marito, con accesso consentito alla ex moglie in alcune stanze. Tuttavia, l’uomo aveva cambiato le serrature, azione per cui era stato condannato in primo grado, ma poi assolto in appello con la motivazione che il gesto “non costituisce reato”. Un ricorso in Cassazione presentato dalle due donne sarà discusso nei prossimi giorni.
La lite del 2017 e le conseguenze
Il 30 maggio 2017, l’ex moglie e la figlia erano tornate nella casa di famiglia per recuperare effetti personali. All’interno si trovavano il 70enne e un’amica. “L’imbarazzo iniziale si è rapidamente trasformato in violenza”, ha ricostruito il pm, con prognosi che hanno evidenziato la gravità dell’accaduto.
Per il padre, 4 giorni di prognosi per un’arrossamento dell’occhio e lievi escoriazioni, per l’ex moglie 25 giorni per una contusione frontale, una frattura alla piramide nasale e una lesione a un dito., per la figlia 12 giorni iniziali, poi un danno permanente a causa della “sublussazione degli incisivi superiori”, che ha portato a necrosi e difficoltà nella masticazione.
“I pugni sferrati allo zigomo sinistro hanno causato danni irreversibili”, ha concluso il pm.
Il tribunale ha accolto la tesi di legittima difesa presentata dall’avvocato delle due donne, Alessandro Cannevale, ritenendo la reazione proporzionata al contesto di violenza. La richiesta di risarcimento di 120 mila euro avanzata dall’avvocato di parte civile, Chiara Lazzari, sarà discussa in sede civile.
La sentenza segna un punto fermo in una storia di conflitti familiari, ma lascia aperti interrogativi su possibili nuovi sviluppi giudiziari legati alla condotta del padre e della sua amica.