Disabili picchiati al centro psichiatrico Forabosco: condannate due operatrici

Condanne per violenze nel centro Forabosco: due operatrici condannate, un patteggiamento, e una direttrice scagionata. Focus sulle indagini e la tutela dei giovani ospiti.

La vicenda giudiziaria legata al centro psichiatrico Forabosco, struttura destinata all’accoglienza di giovani disabili o con disturbi dello spettro autistico, arriva al suo punto chiave. Il giudice per l’udienza preliminare di Perugia ha infatti condannato due operatrici a un anno e mezzo di reclusione, mentre un terzo imputato ha patteggiato una pena di un anno e otto mesi. Ne riferisce Umbria24.

Le accuse, supportate dalle indagini della Procura, delineano un quadro inquietante. Secondo le carte processuali, la struttura era teatro di un “clima vessatorio”, dove la violenza fisica e morale sembrava essere un trattamento sistematico verso gli ospiti. Gli atti evidenziano come invece di offrire supporto e cure, il sistema operativo interno si basasse su comportamenti umilianti e violenti nei confronti dei ragazzi assistiti.

Le investigazioni hanno preso il via nel dicembre 2021, a seguito della denuncia di un genitore. L’uomo aveva notato lividi sul corpo del figlio, ospite del centro, in almeno due occasioni. Questa situazione ha fatto nascere sospetti sugli educatori e operatori della struttura. L’inchiesta ha coinvolto complessivamente cinque persone, portando a diversi risvolti giudiziari.

Mentre quattro dipendenti hanno scelto il patteggiamento, la direttrice sanitaria è stata completamente scagionata. Quest’ultima, secondo quanto emerso, si era prontamente attivata segnalando le lesioni riscontrate su un giovane ospite, collaborando con le autorità competenti per chiarire la situazione. Il suo comportamento è stato ritenuto determinante nel dimostrare l’estraneità ai fatti.

L’accusa della Procura ha descritto una realtà profondamente contrastante con la mission della struttura, sottolineando come le azioni dei responsabili abbiano rappresentato un tradimento del mandato di cura e protezione per i ragazzi affidati. La vicenda sottolinea l’importanza di monitorare con attenzione il funzionamento di centri dedicati a persone in condizioni di vulnerabilità.

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