La seconda sezione giurisdizionale centrale della Corte dei Conti ha accolto il ricorso delle società Gesenu, Tsa e Gest, annullando così il maxi risarcimento da 25 milioni di euro richiesto dai Comuni del Perugino, del Trasimeno e della Media Valle del Tevere. Il contenzioso, che ha avuto origine dal presunto danno erariale legato alla gestione dei rifiuti da parte delle tre società, ha visto ribaltato il pronunciamento della Corte dei Conti dell’Umbria.
Le società avevano gestito il ciclo dei rifiuti nei 24 comuni dell’ATI 2 tra il 2010 e il 2015. In primo grado, le stesse erano state condannate a pagare ingenti somme, tra cui quasi 21 milioni di euro per Gesenu, accusata di non aver adeguatamente biostabilizzato la frazione organica nei propri impianti di Ponte Rio e Pietramelina. Anche Tsa era stata condannata a risarcire 4,3 milioni di euro per le stesse problematiche nell’impianto di Borgogiglione.
Le contestazioni derivavano dall’indagine “Spazzatura d’oro connection”, che nel 2016 portò all’arresto dell’allora direttore tecnico di Gesenu, Giuseppe Sassaroli, ancora oggi a processo insieme ad altri dieci imputati. Tuttavia, nel procedimento penale le due società erano uscite con un patteggiamento, che aveva portato a una riqualificazione del danno in termini minori: 336.000 euro per Gesenu e 200.000 euro per Tsa, già confiscati e risarciti ai Comuni.
Questo aspetto è stato determinante nell’accoglimento dei ricorsi presentati dai legali delle società al secondo grado della giustizia contabile. In particolare, gli avvocati Francesco Falcinelli e Dario Buzzelli, difensori di Gesenu, hanno ottenuto l’annullamento della condanna in primo grado, facendo valere la considerazione che il danno era stato già ampiamente risarcito nel contesto penale.