Antimafia: confiscati beni per 1,5 milioni a consulente pugliese residente a Spoleto

La Procura di Spoleto ha sequestrato una villa e una motocicletta in un'indagine per sospetta origine illecita del patrimonio

Guardia di finanza

Le autorità giudiziarie, in seguito alle indagini della Guardia di Finanza, hanno confiscato beni per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro a un consulente pugliese, residente da anni a Spoleto. Il sequestro è stato disposto dalla Sezione misure di prevenzione del tribunale di Perugia, in base alla normativa antimafia, e ha riguardato in particolare una maxi villa a Roma di circa 400 mq, suddivisa in 17 stanze, e una motocicletta di grossa cilindrata. La misura è stata richiesta dalla Procura di Spoleto dopo aver constatato un’importante sproporzione tra il patrimonio del consulente e la sua dichiarata capacità reddituale.

Le indagini si sono concentrate sulla provenienza sospetta dei fondi impiegati dal consulente per l’acquisto di tali beni di lusso. Nel corso delle udienze, l’uomo ha fornito spiegazioni sul proprio patrimonio, ma queste non sono state considerate sufficienti dall’autorità giudiziaria, che ha ritenuto non trasparenti i flussi di denaro utilizzati. Di conseguenza, il tribunale ha disposto il sequestro preventivo di tali beni, applicando le misure previste dalla legislazione antimafia.

Il consulente pugliese, inoltre, risulta avere un profilo giudiziario segnato da una serie di condanne e da precedenti misure cautelari per vari reati. Tra questi figurano traffico di droga, reati tributari e societari, oltre a accuse di riciclaggio, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Questi elementi hanno portato le autorità a considerare l’uomo un soggetto a elevata pericolosità sociale, aspetto che ha contribuito alla decisione del tribunale di disporre la confisca preventiva dei beni, allo scopo di evitare il rischio di utilizzo illecito di risorse di origine non verificabile.

Il caso mette in evidenza la determinazione delle autorità italiane nel contrastare l’accumulo illecito di patrimoni e l’impiego di risorse di dubbia provenienza, un fenomeno che, anche in assenza di una condanna definitiva, può giustificare il ricorso a misure cautelari come il sequestro. La normativa antimafia prevede infatti provvedimenti ablativi a carico di soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza pubblica, anche nel caso in cui l’illecito accumulo patrimoniale sia riconducibile a reati di tipo economico e societario.

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