La vicenda di Patrizia Pinheiro Duarte, la transessuale brasiliana accusata dell’omicidio preterintenzionale di Samuele De Paoli, torna al centro dell’attenzione con l’imminente apertura del processo d’appello, fissato per il 23 ottobre. La difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Gatti, ha recentemente depositato una memoria in cui viene ribadita la legittimità dell’assoluzione pronunciata nel settembre 2023 al termine del processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato. La sentenza, che aveva assolto Duarte perché “il fatto non sussiste”, riconosceva di fatto la legittima difesa dell’imputata nel contesto della tragica vicenda.
Nel processo di primo grado, le indagini tecnico-scientifiche avevano concluso che Duarte aveva agito per difendersi dall’aggressione di De Paoli, avvenuta all’interno di un’auto il 28 aprile 2021. Secondo la ricostruzione della difesa, l’aggressione sarebbe scattata dopo un litigio, e la reazione della quarantaseienne brasiliana sarebbe stata una conseguenza dell’autodifesa, senza intenzione di uccidere.
Tuttavia, il procuratore generale Sergio Sottani ha deciso di presentare ricorso contro questa sentenza, ritenendo che la decisione fosse basata su conclusioni incoerenti e in contrasto con le prove raccolte, soprattutto in merito alla perizia disposta dal giudice. Sottani contesta il fatto che Duarte avrebbe potuto fuggire invece di reagire, e che la sua azione non sarebbe stata semplicemente una difesa dall’aggressore, ma un tentativo consapevole di soffocare De Paoli, portandolo alla morte.
Secondo quanto emerso durante le indagini, De Paoli e Duarte si erano appartati per una prestazione sessuale quando sarebbe scoppiato il litigio. La difesa ha sempre sostenuto che Duarte si sia difesa dall’aggressione di De Paoli, e che successivamente avrebbe trascinato il corpo del giovane in un fossato prima di allontanarsi dalla scena. Il procuratore Sottani, invece, sostiene che Duarte abbia strangolato De Paoli, e che tale azione, pur non volendo direttamente uccidere, fosse prevedibilmente fatale.
La memoria difensiva presentata dall’avvocato Francesco Gatti ha richiamato nuovamente le risultanze delle indagini del primo processo, affermando che l’assoluzione di Duarte è coerente con i fatti emersi e che il giudice ha correttamente riconosciuto la legittima difesa. Tuttavia, la corte d’appello dovrà ora valutare le contestazioni sollevate dal procuratore generale, che ha ritenuto il verdetto di primo grado privo di supporto scientifico adeguato.