Tentò di strozzare la moglie, si difende: “Mai voluto uccidere, mi voleva colpire con una padella”

Nonostante queste dichiarazioni, gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal vicequestore Maria Assunta Ghizzoni, rimangono convinti della colpevolezza dell'uomo, forti anche dei referti dei medici

Respinge le accuse il rumeno arrestato a Perugia con l’accusa di tentato omicidio per aver tentato di strozzare la moglie, sequestrandola e segregandola per tre giorni.

L’uomo, difeso dall’avvocato Chiara Camilletti, ha dichiarato: “Non mi è mai passato per la testa di voler uccidere la mia compagna e tantomeno di farle del male.” Secondo il suo racconto, la situazione è degenerata durante una lite violenta avvenuta nella loro abitazione, situata sulle colline vicino al Lago Trasimeno.

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, tenutosi nel carcere di Capanne dove l’uomo è detenuto, l’accusato ha fornito ulteriori dettagli sulla dinamica della colluttazione. Ha affermato di essersi trovato costretto a difendersi quando la compagna avrebbe cercato di colpirlo con una padella e successivamente avrebbe addirittura “impugnato un coltello.” Tuttavia, l’uomo ha negato con decisione di averla segregata in casa per tre giorni, come sostenuto dagli inquirenti. “Aveva le chiavi, io sono uscito più volte, poteva fare altrettanto,” ha spiegato, tentando di ridimensionare le accuse di sequestro di persona.

Nonostante queste dichiarazioni, gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal vicequestore Maria Assunta Ghizzoni, rimangono convinti della colpevolezza dell’uomo. I referti medici parlano chiaro: la vittima ha riportato gravi lesioni, tra cui fratture multiple al volto, trauma cranio-facciale e perforazione del timpano, per le quali sono stati assegnati 40 giorni di prognosi. Inoltre, i rilievi effettuati dalla Scientifica nella camera da letto della coppia dipingono un quadro di estrema violenza, con tracce di sangue sparse ovunque.

Gli inquirenti hanno anche ritrovato il telefono della donna, danneggiato e con la scheda SIM rimossa, un dettaglio che per loro conferma la natura possessiva del muratore. Secondo l’ipotesi investigativa, l’uomo avrebbe agito per controllare le comunicazioni della compagna, dimostrando un atteggiamento di gelosia e controllo ossessivo.

Per il momento, nessuna richiesta di scarcerazione è stata avanzata dall’avvocato difensore, e l’accusato rimane in custodia cautelare, in attesa di ulteriori sviluppi nelle indagini.

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